Non servirebbe mai una scusa per andare a Napoli, però, se proprio ne volete una, noi ve la diamo! Vi raccontiamo l’anteprima di Vitignoitalia , première dell’edizione 2019 che si terrà a Maggio nella meravigliosa cornice di Castel dell’Ovo. La quindicesima edizione porterà con sé il consolidamento e la certezza di un evento che ha fatto accendere i riflettori sulla città come punto di riferimento per la cultura gastronomica e vitivinicola soprattutto per quanto riguarda il Mezzogiorno.
L’evento ha ospitato un interessante convegno che ha avuto come tema il rapporto tra vino ed ambiente letto attraverso le parole chiave del cambiamento climatico e della sostenibilità. Molti gli interventi di esperti e illustri personalità che hanno evidenziato la necessità odierna di una svolta “green” da parte dell’apparato vitivinicolo italiano motivata, innanzitutto, dall’esigenza di preservare intatti suoli e condizioni microambientali che contraddistinguono e rendono unici i vini del bel paese e, da non sottovalutare, dalla richiesta dei mercati, sempre più orientati verso aziende con filosofie produttive rispettose dell’ecosistema nel quale operano. Per curiosità personale vi consigliamo di approfondire l’intervento di Luigi Frusciante, Professore di genetica agraria presso l’università Federico II di Napoli, relativo alle ricerche, ed i risultati già utilizzati, sulla mutazione genetica di alcune varietà di uve al fine di renderle immuni a precise malattie. Queste ricerche porteranno a due risultati fondamentali: da una parte, la diminuzione dei trattamenti in vigna grazie all’immunizzazione delle piante ad alcune malattie e, di conseguenza, un minor impatto nocivo sull’ambiente, dall’altra parte la possibilità di far fronte ai cambiamenti climatici sempre più veloci che stanno rendendo alcuni ambienti non più idonei, perfetti in realtà, alla coltivazione di particolari vitigni come una volta erano.
Prima di raccontarvi qualche assaggio vogliamo fare i complimenti al Direttore di Vitignoitalia Maurizio Teti che è riuscito a creare un evento elegante ed organizzato in modo impeccabile, riuscendo a mettere in contatto diretto le aziende con i numerosi operatori di settore accorsi, il tutto nel più sincero e caratteristico stile festoso che contraddistingue la città.
Sagrantino di Montefalco 2014 – Scacciadiavoli
Un vino profondo al naso ed in bocca. Una complessità irruenta che spazia da frutta matura e amarene, fino a prugne sotto spirito impreziosite ed esaltate dalle spezie dolci di vaniglia e cannella. Mai piatto né banale, gli aromi sono sferzati dalle note più fresche di erbe balsamiche che contrastano, in un perfetto bilanciamento, quelle terrose di foglie sottobosco. Al palato è irruento, duro e deciso, con un’eleganza ed un equilibrio gustativo che rande i tannini piacevoli e aggraziati nella loro potenza. Un finale lungo ed accattivante che è un arrivederci al prossimo assaggio.
Verdicchio 2017, vendemmia tardiva – Lapone
Una vendemmia tardiva che non ti aspetti. Le caratteristiche note erbacee ed acerbe del vitigno armonizzano, esaltandole, quelle di frutta matura ricordando pesche ed albicocche, con delle sfumature di etereo ad impreziosire la gamma aromatica. Stupisce in bocca per la bevibilità ed un corpo che, nonostante sia quasi impetuoso, si fa avvolgente e voluttuoso senza mai risultare ridondante grazie ad acidità e sapidità che lo spingono in alto rendendo il sorso pieno e piacevole.
Pinot Nero 2016 – Cantina Mori Colli Zugna
Lontano dai Classici omonimi nord-italici, questo Pinot Nero strizza l’occhio ai richiami della “terra regina” del vitigno. Pochi frutti rossi ancora non maturi. Il Pinot Nero che non ti aspetti da una regione del nord Italia, non invasivo nel legno dal quale assorbe note speziate e che ne addolcisce i tannini. Riesce ad uscire dai canoni e dagli stereotipi, aromi complessi di evoluzione, nonostante la giovane età, rimandano al sottobosco ed alla terra, pur essendo livellati da fiori e frutta matura, quasi appassiti. In bocca entra elegante, quasi anonimo, per poi esplodere in un retronasale, che ne rivela la gioventù, di frutta nera sotto spirito richiamando amarena e prugne. Un fuori classe che ancora deve esprimersi.
Grancare – Greco di tufo 2016 – Tenuta Cavalier Pepe
Una certezza senza eguali. Siamo avvantaggiati dalla conoscenza di come questo vino sa evolvere e crescere. Le note di frutta a pasta bianca matura, sferzate dal biancospino e dalla macchia mediterranea, confondono sulla longevità che questo vino può sviluppare. La maturità olfattiva, impreziosita dalle spezie dolci, ed un piccolo richiamo etereo, svanisce al palato. Freschezza e leggeri tannini sono la colonna portante di un vino che si palesa elegante e senza sfarzo. Pacato e leggero, piacevole alla beva, nasconde le potenze da grande invecchiamento, equilibrato fino alla perfezione, si mantiene schivo e prezioso per chi sa aspettare.
Caselle – Aglianico del Vulture Riserva 2012 – D’Angelo
Forse uno dei migliori sorsi provati. Rispettoso e serioso, strizza l’occhio all’apprezzamento dai palati meno allenati lasciandogli dietro qualcosa di nebuloso. Impegnativo da decifrare, gli aromi si alternano distinti in un andirivieni di gioventù e maturità: Frutta e cuoio, fiori appassiti e terra, spezie orientali ed aromi minerali di pietre. Tutto questo guidato da un’intensità delicata, mai eccessiva o sgraziata. La bocca esplode, con garbo e pacatezza, quasi non si sente il piccante che si fa strada lentamente ed in sordina. Il sorso avvolge ed avviluppa il palato, riempiendolo, con sostanza e profondità. Mai pesante o noioso, si rinforza ad ogni movimento con un equilibrio tra tannini ed acidi che, nonostante siano molto presenti, si equilibrano perfettamente. Il Vulture.
Plutone, Piedirosso 2016 – Ocone
Onore ad uno dei vitigni campani ancora poco conosciuti. Questo bicchiere ci regala la pulizia degli aromi della sua terra. Le note floreali ed agrumate tendono a sovrastare la frutta rossa che richiama litchi e more di campo. Un bouquet che, come un quadro, è perfettamente incorniciato dalle note sempre distinguibili e mai sovrastanti di spezie semi-dolci e leggero legno. La bocca è pulita e potente, vibrante di freschezza ed esuberante di giovinezza. Sulle gengive si adagia un tannino elegante e saporito, sempre sostenuto ed accompagnato da un’acidità impetuosa. Svanendo in bocca lascia una scia di erbe officinali leggermente amaricanti con ricordi di spezie.
Montepulciano d’Abruzzo 2014 – Casal Thaulero
Impenetrabile e profondo, esalta i frutti ed il terreno sprigionando la polpa delle susine e delle amarene, senza dimenticare la terra dalla quale prende le note di foglie appassite e di muschio bagnato. I terziari sono spesso predominanti, con delle sferzate di etereo che tendono all’’ossidazione, ma bilanciati da note vegetali che ne rivelano l’età. La bocca è piena, intensa, pesante e soddisfacente, viene voglia di morderlo tato è il corpo. Bilanciato nelle componenti, pecca leggermente di freschezza che viene prontamente sopperita da una sapidità appena accennata. Si attacca al palato senza volontà di farsi dimenticare.
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