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Grande Cuvée Krug, ecco la 169me In “defilé” con due ancelle d’eccezione

Proposte in degustazione anche la 159 e la 164 trailer quest’ultima del “venturo” Krug 2008

Anche quando le circostanze – pesanti e ostinate, come tutti sappiamo – costringono a rinunciare all’incontro vero e proprio e all’evento, Krug non perde il senso dello spettacolo.

Ecco dunque, allestito per la critica internazionale, un autentico show on line, cucito da “anchor woman” spigliatissima e ormai consumata dalla chef de cave Julie Cavil (succeduta a Eric Lébel già con il rilascio dell’edizione 168 della Grande Cuvée e alla sua seconda performance) e condita dalla presenza immancabile del gran cerimoniere Olivier Krug, chiamato a fare da par suo il contrappunto dal “salotto” della maison che porta il nome di famiglia.


Tre vini in defilée, insieme a Julie e Oliver: tre Cuvée, appunto. Distanziate, le due estreme, da 10 unità per quanto riguarda l’annata d’appoggio, e intervallate da una terza basata esattamente a metà strada e condita da un portato di curiosità (come vedremo strada facendo) ulteriormente appetitoso.


La regina della festa è, ovviamente, la “new edition”: quella numerata con il 169 e basata sui vini del 2013.

In casa Krug e in larga parte della Champagne un faticato ritorno al sorriso, dopo due vendemmie non esattamente esaltanti e dopo aver esorcizzato la partenza lenta di un inverno decisamente severo ed una primavera fresca e bagnata con un’estate asciutta, assolata ma non torrida, frustata da episodi – dolorosi ma puntiformi – di grandinate che hanno, a loro volta, limitato la produzione. Ecco allora alla fine arrivare a casa (nella definizione dei protagonisti e narratori) dagli appezzamenti di Ambonnay e Ricey “Chardonnay stupendamente freschi, puri e di grande intensità e lunghezza; Pinot Noir potenti e lunghi e con sapori discretamente fruttati; e i Meunier capaci di aggiungere struttura, tensione e vivacità”.

Per completare l’assemblaggio – è stato spiegato – sono stati selezionati poi vini di vari appezzamenti e diversi anni del primo decennio del millennio, tra cui i Meunier di Sainte-Gemme, scelti per il loro calore, opulenza e texture importante a far dialettico contrasto e completamento alla struttura cesellata dei fratellini targati 2013. In totale l’assemblaggio conta 146 vini selezionati di 11 annate diverse (la più agée è la 2000). Il risultato? Un vino fascinoso e impattante, dialettico, verrebbe da dire, con due marce per ora successive tra freschezza e completezza. Apre teso, prodigo di acidità, con sentori agrumati e di frutti rossi disidratati, e via via sposta i confini sensoriali dilatandoli verso note speziate e leggermente tostate, con souvenir di frutta secca. La chiusura è addirittura austera. E la strada palesemente ancora lunga.

Alla 169me Édition della Cuvée si è peraltro arrivati, come si diceva – è chi scrive che è balzato, ansioso di raccontarle, alle conclusioni – attraverso il gustoso “antipasto” anzitutto della 159me, annata base il bifronte 2003: inverno sui generis, gelate in primavera ed estate tra le più calde di sempre, con vendemmia forzatamente anticipata al 23 agosto, la più precoce dal 1822, e proseguita poi a pezzetti, come in una specie di puzzle, fino a inizio ottobre, per mettere insieme alla fine acidità e maturità fenoliche in misura bilanciata.

Ovviamente importante il ruolo delle riserve (37% del volume totale) con in primo piano i 1996 di Trépail e Avize e lo Chardonnay del 1994 del Mesnil-sur-Oger. Spiazzante il sorso, che non ti attenderesti così vitale e incisivo, per una beva che, fatta oggi, sorprende e diverte, e sigilla ancora una volta la capacità di resilienza legata alla tecnica raffinata che è base della Cuvée.
In mezzo, a far da nobile quanto intrigante cuscinetto, la Grande Cuvée 164ª edizione, creata a partire dalla vendemmia 2008. Annata rétard, tessuta da un inverno mite, una primavera ricca di nubi e un’estate fresca, e complicata ulteriormente da una forte grandinata su – tra gli altri – il villaggio di Sainte-Gemme sede dei migliori vigneti di Meunier di chez Krug.

A ribaltare quello che pareva un destino segnato, ecco invece un finale di partita quasi magico. Da metà settembre luce, sole e temperature giuste fino a fine vendemmia. Esito: Chardonnay flessuosi e ricchi insieme, e Pinot Noir di gran carattere, con mix, qui, tra Montaigne e Ay e Verzenay di varie annate (e con il 2002 sempre in gran spolvero). A conferma di un’annata ritrovata alla grande, ecco la percentuale in fondo contenuta di riserve (27%) e un calice davvero impressionante per ricchezza di nuance, complessità, vibrazione, persistenza. E, in più, di grande e bell’auspicio, visto che – nulla si fa a caso da Krug – questa Cuvée ripresentata è di fatto il trailer del millesimato 2008, la cui discesa in campo è attesa tra qualche mese.
Per chiudere… alcune notizie sul passato più recente: la vendemmia 2020 terza di una sequenza che, a detta di svariati operatori, in Champagne ricorda per premesse e promesse la magica triade 1988-89-90. I 2020 intanto finiranno con tutti gli onori tra i vini di riserva (quellli pescati dalle annate migliori), mentre la Cuvée, che vedrà la luce tra un certo numero di anni (tra sette e otto, a occhio) includerà oltre a quella portante vini di 12 annate, per un totale di 168 tasselli e avendo come decano un Crémant del 2007.
Nel frattempo da Krug non si batte la fiacca su nessun fronte. Si restaura la vecchia residenza di Ambonnay (debutto previsto 2023, con prima vendemmia dei nuovi impianti) e si sperimentano nuove pratiche eco-friendly in vigna, dalle modalità di potatura al rispetto dei suoli, mixando laicamente, secondo posizioni e occasioni, anche elementi tratti dai breviari bio e biodinamici, ma senza idee – al momento – di tradurle in metodo assoluto o nelle relative certificazioni.

 

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