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De Conti: genius loci e Trebbiano Spoletino

Una dimensione rurale essenziale, viti secolari e una scommessa: creare i propri vini, autentica espressione del Trebbiano Spoletino, da viti maritate. Un pomeriggio con Fabio Conti, alla scoperta dei suoi vini, audaci, espressivi, figli di una agricoltura d’altri tempi. Per un futuro tutto da scrivere, all’insegna della memoria.

Pragmaticità rurale

La cantina si trova nella piccola frazione di Fratta di Montefalco, appena in fondo ad un’imbrecciata che devia dalla strada che procede verso Trevi. Era il casale della bisnonna, ora ristrutturato e circondato da vigne e tanti progetti in divenire.

Fabio Conti è un agronomo. E ha voglia di fare. Lì per lì, non ho potuto far a meno di pensare al misterioso romanzo il Castello di Kafka, dove il protagonista, un agrimensore, si perde in un labirinto di burocrazia in un paese criptico che stenta persino a riconoscerlo.

Ma per Fabio è tutto il contrario. Si sa muovere bene tra le pratiche amministrative per la gestione agricola e così, il rilancio della cantina in tempi recenti, nasce da una scommessa con il padre, Dino.

In fondo, sarebbe stato un peccato lasciare da parte quelle favolose viti di Trebbiano Spoletino maritate agli aceri, che vendemmiava il nonno Battista. Il recupero sembra un atto inevitabile.

La nuova cantina – e la nuova costituita azienda agricola De Conti – si racconta con una essenzialità d’altri tempi: appena 2 ettari di vigna, certificata biologica per convinzione, segue di fatto prassi di produzione tradizionali, con mezzi a tratti d’altri tempi.

Senza fronzoli o costruzioni celebrali, regnano la pragmaticità e la saggezza nata dall’esperienza, che dettano le regole e ci riportano ad un passato profondamente autentico, lontano pure da un certo tipo di narrazione della riscoperta.

Oltre il vino, l’azienda produce miele, cultivar autoctone di piante da frutto in via di estinzione e si occupa dell’allevamento di animali da cortile. Una visione di insieme che punta alla conservazione del patrimonio agricolo e della biodiversità locale.

Pazienza e dedizione gli unici due ingredienti necessari per un cammino di crescita che non prevede scorciatoie.

Il Trebbiano Spoletino

Il fascino di vecchie viti maritate all’acero, unito alla vigoria del Trebbiano Spoletino, rappresentano un punto di partenza eccezionale per vini di grande personalità e soprattutto espressione unica e riconoscibile del territorio.

Tre i bianchi da Trebbiano Spoletino: il Rovicciano, il Benvenuto che segue una vendemmia leggermente tardiva, infine il Maritato, esclusivamente da piante maritate all’acero, con una tiratura limitata a poche centinaia di bottiglie.

Dopo una 2022 che ci aveva convinto solo in parte, nei vini edizione 2023 riscontriamo un registro decisamente cambiato in meglio. E si intravede una prospettiva che, se mantenuta potrà portare a vini di grande interesse, peraltro, anche in una ottica di invecchiamento.

È particolarmente entusiasmante seguire il percorso di una cantina fin dai suoi esordi, leggendone le potenzialità nei vini odierni e scommettendo sul suo futuro successo.

Trebbiano Spoletino Benvenuto Doc 2023. Dorato. Profumi intensi e riconoscibili. Olive in salamoia, capperi, macchia marina e pomodori secchi. Sorso largo, con importante spalla acida che guida la beva. Chiude con note iodate ed un’idea di rhum agricole.

Trebbiano Spoletino Rovicciano Doc 2023. Dorato. Coerente stilisticamente con il Benvenuto, ma con una maggiore profondità e armonia. Fiori di zagara, macchia mediterranea, lentisco, elicriso, alloro, fiori di cappero, idea di miele. Sorso espressivo, con una dinamica generosa ed ampia. Sapidità in evidenza. Chiusura coerente, quasi piccante.

Trebbiano Spoletino Il Maritato Doc 2022. Trebbiano Spoletino nella sua essenza, con le caratteristiche note di salvia, finocchietto, macchia mediterranea, nota salina. Alla beva svela una componente ossidativa, che vira su note di camomilla e miele. Sorso voluminoso, sorretto da una importante e distintiva spalla acida. Finale sapido e persistente. Appena 600 bottiglie, una rarità.

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Scritto da

Michelangelo Fani, da oltre 15 anni appassionato di vino, distillati e gastronomia. Nel 2010 scrive occasionalmente su Dissapore. Nel 2012 collabora alla guida Bibenda 2013. Negli anni successivi partecipa ai panel per le Guide “ai sapori e ai piaceri regionali” di Repubblica (Lazio, Abruzzo, Marche Umbria, Puglia, Sardegna) e collabora con l’associazione Ateneo dei Sapori. Dal 2019 scrive sulla guida ViniBuoni d’Italia, edita dal Touring Club. Degwineandspirits.com è il suo taccuino di viaggio nel mondo del vino e dei distillati. Perché in fin dei conti, “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla” (Danny Boodman T.D. Lemon Novecento – Novecento, A. Baricco).

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