La bellezza dei luoghi di confine sta nel fatto che le persone che ci vivono sono permeate da un estremo senso di appartenenza al territorio, alle radici e alle tradizioni di questo. Nonostante l’influenza di più culture i legami di queste persone sono più radicati nel terreno dove sono nate, portando ad una voglia ed un desiderio di valorizzazione di questo più spiccati e veraci.
Il territorio di Luni è un lembo di terra saturo e straripante di storia, mitologia e tradizioni che ancora oggi rimangono vive nelle parole e nella volontà di chi, quelle tradizioni, si impegna a non farle cadere in un pozzo buio attendendo l’oblio. Si possono trovare resti di rovine romane in ogni dove, scavando un po’ di più nel giardino di casa, perdendosi per le piccole strade, dove vi consigliamo di guidare piano e cautamente, potreste scorgere l’anfiteatro romano o qualche scavo storico proprio a due passi dalle portiere. Proprio con i Romani si hanno le prime testimonianze di viticoltura nella zona, Plinio il Vecchio decanta la qualità dei vini prodotti in questa zona, assieme alle bellezze naturali e architettoniche. Tanto era bella Lunae che i barbari scesi alla conquista di Roma si fermarono qui convinti di essere arrivati alla capitale dell’Impero e ne fecero razzia distruggendone anche il porto.
La zona non è ricca solo di reperti antichi. Durante la Seconda Guerra Mondiale è stata teatro di importanti scontri e battaglie tanto che si possono ritrovare cimeli in ogni angolo.
La pletora di eventi accaduti in questi luoghi, congiuntamente alla bellezza ed unicità di terreni e vitigni, ha portato alla ricerca ed alla salvaguardia della viticoltura tradizionale, tralasciata nel secondo dopoguerra, con la coltivazione degli autoctoni come Vermentino, Vermentino Nero, Albarola e Massaretta.
Tra i primi ad intraprendere la strada della riscoperta degli autoctoni vi è sicuramente Paolo Bosoni, fondatore dell’azienda Lunae. Paolo decise, negli anni sessanta, di abbandonare il suo lavoro e scommettere sulla riscoperta dei vitigni storici del territorio, scommessa ampiamente vinta tant’è che la cantina , ad oggi alla quarta generazione, ha raggiunto i 50 ettari vitati per una produzione imbottigliata di quasi mezzo milione di bottiglie. La volontà di Paolo, portata avanti oggi anche dai figli, era quella di creare non una cantina ma un punto di riferimento per la comunità intesa come indotto commerciale e luogo delle memorie. L’azienda vanta più di cento conferitori di uve da varie zone dei Colli di Luni e una forza lavoro quasi interamente locale a dimostrazione dell’impegno della famiglia nel volere essere una ricchezza per la zona. A testimonianza dello strettissimo rapporto tra azienda e territorio vi è il museo situato nel casale ristrutturato, oggi sede della parte operativa e commerciale dell’azienda, dove si possono ammirare ed apprezzare gli oggetti della tradizione vitivinicola e non. Il museo è suddiviso in 5 stanze denominate: Terra, Vendemmia, Inverno, Lavoro in Cantina e l’ultima celebrativa della Famiglia. Ognuno degli spazi è costellato degli attrezzi tradizionali utilizzati nei vari momenti che danno nomi alle stanze. A culmine della ragnatela tessuta dalla famiglia vi sono, sui muri di ogni stanza, le foto donate da privati che testimoniano i momenti della vita contadina dei primi del 900, come a voler rendere il museo un caleidoscopio non di una famiglia ma di tutta la comunità e delle sue tradizioni.
Arrivare a Lunae è semplicissimo, anche per uno che, come me, riuscirebbe a perdersi in un monolocale. Ci aspetta Diego all’ingresso della vecchia fattoria ristrutturata con solo mattoni originale della zona, tant’è che ci sono voluti 10 anni per il completamento della struttura, come ennesima dimostrazione dell’importanza che l’azienda dà alla tradizione e alla cultura della zona. La fattoria è un sogno, curata in ogni particolare, ospita il negozio, la zona di vendita, i locali dove vengono creati gli infusi, gli amari e le marmellate. Ogni angolo ed ogni piccolo scorcio è un elogio alla storia ed all’eleganza, il giardino con le fontane e i pesci, gli attrezzi della tradizione contadina, il museo, l’utilizzo delle vecchie botti o dei banconi da macellaio come appoggio e oggetti della guerra fanno restare a bocca aperta l’ospite per la maggior parte del tempo. A spasso tra il giardino con le fontane profumato di erba cedrina, il cortile interno e i prati si sentono odori di infusi e marmellate prodotti nella struttura da mani esperte che, come un’epifania, ricordano momenti dell’infanzia aggrappati alle gonne delle nonne.
Diego ci porta in giro per i vigneti intorno alla tenuta e per tutti gli altri che vanno dalla zona più vicina al mare fino a raggiungere le colline, nella vigna Sarticola, per ammirare la valle che si tuffa nel mare cambiando suoli e paesaggi. Ogni vigna ha il proprio nome evocativo del territorio e della tradizione, ma anche della storia della famiglia, come le vigne dedicate ad Oriente e Vanna Bosoni.
È chiaro che l’innovazione e la ricerca siano un obiettivo primario di ogni azienda vitivinicola così, la famiglia Bosoni ha avviato nella Vigna Podere Pian dell’Asino una partnership con l’università di Pisa per la ricerca e la classificazione dei vari cloni di Vermentino qui presenti con la finalità di migliorare la conoscenza relativa ai vitigni e sfruttarla al meglio in combinazione con i diversi e variegati terroir della zona.
Alla fine della visita Diego ci accompagna a vedere la nuova cantina ipogea ancora in fase di completamento ed utilizzata per la prima volta con l’attuale vendemmia. La cantina, all’avanguardia per quanto riguarda tecnologia, impatto ambientale ed utilizzo dei materiali, si incastra in modo perfetto con il moderno concetto di azienda vitivinicola, legata alle origini ma con lo sguardo al futuro in un continuo andirivieni di idee antiche e tradizionali che si modellano su moderne tecniche produttive alla ricerca dell’equilibrio.
Tornati alla fattoria ci dirigiamo nel salone dove ci aspettano le bottiglie che tanto desideravamo assaggiare accompagnate dall’immancabile Focaccia (non chiamatela schiaccia!!!!) ligure.
Leukotea 2017, Liguria di Levante I.G.T.
Il vino d’ingresso che sbatte le porte e ci mette immediatamente davanti allo stile dell’azienda. Un blend dei maggiori vitigni coltivati: Vermentino(70%), Albarola(10%),Greco di Luni(10%) e Malvasia.
Il Vermentino crea un tela vegetale con aromi di timo e salvia che incorniciano ed esaltano le complessità aromatiche di Malvasia e Greco, i quali, impreziosiscono il quadro con profumi di frutta matura di pesca ed albicocca. L’entrata in bocca è elegante ma decisa, acidità e morbidezza si equilibrano alla perfezione non risultando mai banali o eccessive. Lascia nel palato la voglia di un secondo sorso e di un terzo e di un….
Vermentino Etichetta Nera 2017, Colli di Luni D.O.C. Vermentino
Vino prodotto da selezioni di uva Vermentino vinificate in purezza in acciaio dopo ed impreziosite da una macerazione di almeno 24 ore sulle bucce che arricchiscono il vino sia di aromi che di struttura e corpo.
I riflessi dorati di un giallo paglierino ci guidano bene verso uno spettro aromatico rappresentativo dell’uva ma con muscoli di frutta matura e di aromi balsamici. L’intensità è sempre equilibrata e porta alle narici l’immagine di un prato di gelsomini, biancospini e ginestre, con sprazzi di albicocche e susine mature. Si dimena in bocca con eleganza e charme, la freschezza è la protagonista principale tanto da risultare quasi astringente sulle gengive, e finisce con un leggero amaricante finale, persistente e sapido.
Cavagino 2017, Colli di Luni D.O.C. Vermentino
Quando il Bosoni decide di stupirti e lasciarti senza parole sa benissimo come fare! Stupore, interdizione e smarrimento sono le prime sensazioni che abbiamo davanti a questo bicchiere, per poi planare sull’entusiasmo e l’eccitazione. L’espressione più alta ed emblematica di tradizione, vigne di 40 anni, ed innovazione, fermentazioni in legno e criomacerazioni.
Il Cavagino è ottenuto facendo fermentare le uve in contenitori sia di acciaio(60% della massa) sia in barrique (40% della massa), passando per una macerazione di almeno 24 ore sulle bucce. Il risultato è un vino con un’intensità ed una complessità aromatica rare. Come se l’azienda avesse voluto dipingere un quadro su una tela fatta di Vermentino, aromi mediterranei vegetali e rappresentativi dell’uva sui quali è stata rovesciata un’intera tavolozza di colori. Gli aromi balsamici di eucalipto ed aloe sono la spalla che sorregge frutta secca e sentori di cannella e spezie orientali. I terziari ricordano il caramello, quello che viene fatto caldo nelle sagre ed il pan di zenzero. Sa di festa!!
Al palato non delude, mostra muscoli e vivacità ma con compostezza senza esagerare, lasciandosi scoprire lentamente ad ogni sorso esprimendo freschezza e sapidità elevate che si mescolano perfettamente con la struttura ed il copro intensi smorzandoli leggermente così da guadagnare in bevibilità e piacevolezza. Longevo e con una vita sfavillante davanti a sé.
Un Fuoriclasse.
Numero Chiuso 2015, Colli di Luni D.O.C. Vermentino
Ammettiamo che siamo colpevoli di infanticidio. Aprire un’annata così giovane di questo rosso vestito da bianco ci ha fatto sentire colpevoli. Le capacità di invecchiamento sono fuori scala al cospetto di questo prodotto. Il nome dell’etichetta suggerisce già il fatto che la tiratura è molto, molto, molto limitata.
Tutto in questo vino è curato fino al dettaglio, i grappoli vengono selezionati da due vigne in collina, con altitudini tra i 150 e i 200 metri sul mare, la vinificazione in acciaio è seguita da una maturazione in botti grandi da 20 ettolitri che cullano il vino facendolo crescere lentamente ma in maniera decisa.
Bisogna aspettare quasi 40 mesi per poter assaggiare il primo sorso di questa etichetta, vi sconsigliamo di farlo.
Già guardandolo che si muove nel bicchiere si capisce che abbiamo a che fare con un prodotto diverso dagli altri, è lento, quasi viscoso e pigro, sembra dica “perché mi avete svegliato così presto?”
Ed ha ragione lui! Gli aromi sono sempre molto chiusi e nascosti, nonostante questo fanno capolino le complessità che si svilupperanno in futuro di miele, resine, spezie orientali, frutta matura sotto spirito ed esotica essiccata.
In bocca è quasi piccante ma mantiene l’eleganza che contraddistingue tutti i prodotti della cantina, è morbido e si rinnova di vigore ad ogni assaggio spiccando sempre in perfetto equilibrio. Il palato non ne è mai sazio, come il naso del resto, cercano quasi di scorgere quello che potrebbe diventare questo vino come a voler anticipare i tempi buttando in avanti un orologio che non si può toccare.
Da conservare, curare e coccolare.
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