Per capire Pisciotta, il suo mare, il suo paesaggio, la sua profonda essenza cilentana, bisogna innanzitutto scegliere la giusta dimora in cui soggiornare.
Se possibile un edificio storico: Pisciotta è infatti un borgo medievale che va incontro al mare e quasi lo abbraccia.
Duecento metri sul livello del mare e, in linea d’aria, una distanza minima da esso, per cui l’effetto “sospensione” su un azzurro infinito è garantito.
Noi abbiamo scelto un piccolo boutique hotel, il Marulivo, gestito con sapienza e passione da Lea Pinto e Massimo Isacco, coppia nella vita e nel lavoro.
Poco più di 10 camere, tutte con vista, ma soprattutto una terrazza sul mare da cui non te ne andresti mai.
In particolare al mattino, quando vi viene servita la colazione: un tripudio di dolce e salato, arricchito da chicche locali (salumi e formaggi) e soprattutto dolci e confetture artigianali, accompagnati da una bella varietà di frutta.
Va da sé che le stanze non sono da meno: accuratamente arredate (con gusto essenziale ma pensato) e tutte fornite di aria condizionata e ventilatore a soffitto con pale di legno.
Difficile lasciare l’hotel e muoversi verso il mare oppure verso l’interno, ma noi l’abbiamo fatto, anche perché relativamente vicino.
A una manciata di chilometri, si erge in tutta la sua storica maestosità Capo Palinuro intorno al quale, almeno una volta, è consigliabile una gita in barca.
E comunque da Pisciotta a Palinuro è tutto un susseguirsi di spiagge che certamente invoglia al mare, qui decisamente cristallino.
E la sera? La sera ci si sposta per osterie e ristoranti in cerca dei sapori e delle atmosfere locali.
È tutto molto vicino (a piedi, per intenderci), salvo eventuali puntate al mare sottostante.
Prima di indicare i posti visitati, vale la pena sottolineare che il livello medio della ristorazione e dei vini è decisamente interessante e piacevole.
E prima delle nostre impressioni (in ordine di visita) una notazione importante: quasi tutti i ristoranti hanno una terrazza panoramica (o comunque viste interessanti), ma soprattutto tutti quanti, oltre al classico menu, propongono piatti a base di alici, in particolare quelle di Menaica (link) e di melanzane “inchiappate“, vale a dire due fette di melanzane che racchiudono un composto di formaggi e uova piuttosto compatto, una specie di frittatina. Il tutto ricoperto di pomodoro, a volte con aggiunta di cacioricotta locale.
Una sorta di anticipazione della immancabile Parmigiana.
Ovunque, accoglienza e gentilezza sono di casa.
In paese, offre un bell’assortimento di piatti marinari in cui, a nostro parere, spiccano le alici di Menaica, servite con pane tostato, burro e zucchine grigliate. Ovviamente, non possono mancare le melanzane inchiappate, qui servite con molto pomodoro fresco, e anche una pasta tipica campana, le cortecce, condita con verdure di stagione.
Piccola, ma nutrita selezione di vini locali e irpini a prezzi interessanti curata personalmente dal patron Mario.
Abbiamo qui assaggiato il sempreverde Kratos, fiano cilentano di Luigi Maffini.
Nota di merito: il finocchietto a fine pasto, un infuso quasi cristallino in cui domina con lunga persistenza l’aroma varietale.
Il vanto di questo simpatico locale (gestito con passione e amore da Daniele Franzon ed Enza Saturno, con le figlie Laura e Maria) è il km 0.
Daniele ed Enza vanno in cerca di e propongono (o ripropongono) prodotti storici del territorio. A cominciare dai grani antichi (uno per tutti la Carosella) utilizzati principalmente nei primi piatti.

Ravioli ripieni di bufala e provola affumicata serviti con funghi porcini e paste varie condite con alici, baccalà e ricciola
Qui abbiamo assaggiato, oltre alle consuete melanzane inchiappate arricchite da cacioricotta, una versione analoga fatta però con le alici; ravioli ripieni di bufala e provola affumicata serviti con funghi porcini e paste varie condite con alici, baccalà e ricciola. Pescato freschissimo cui si aggiunge anche il tonno locale, cavallo di battaglia di Daniele.
Degni di nota i dolci preparati da Enza e recuperati dalla tradizione, come la pizza dolce.
Enza organizza e tiene anche diverse “cooking class” nel periodo estivo.
Daniele invece governa la cucina e seleziona i vini: ci ha fatto conoscere e assaggiare un paio di vini di Pippo Greco, giovane e capace produttore/enologo di Agropoli, che vinifica il Fiano sia in legno che in acciaio. Quest’ultimo (Acquachiara 2024) ci ha colpito per il suo spiccato carattere marino, iodato e sapido.
A Marina di Pisciotta questo ristorante rappresenta da tempo un “must” per le persone che viaggiano da queste parti.
E dobbiamo riconoscere che le premesse per una cena interessante ci sono tutte: grande varietà di piatti, cantina importante, servizio accurato.
Ma l’offerta è forse troppo ampia: infatti i piatti da noi scelti non si sono rivelati tutti all’altezza della fama del locale.
Citiamo quelli più apprezzati: il tonnarello di don Peppino (pomodoro, gamberi sgusciati, pane tostato e peperoncino), il mezzo pacchero con pescato del giorno e le alici di Menaica servite in bocconcini di focaccia con burrata.
Abbiamo bevuto un gradevole Fiano cilentano di Licosa 2024, molto consigliato dagli addetti per la sua tipicità ma in carta c’è di meglio. Anche se il ristorante, pur proponendo una carta ampia con tante etichette nazionali, ha scelto di applicare, soprattutto per i vini campani, un ricarico medio piuttosto elevato.
Immerso nella campagna appena fuori Pisciotta, troviamo Perbacco, indirizzo storico e approdo sicuro per gli appassionati di vino, con tanto di resort ricavato da un frantoio.
Enoteca di tutto rispetto per selezione e prezzi, offre piatti molto curati in cui al solito predominano i prodotti del territorio. Con ampie incursioni nella cucina di terra, spesso proposta con tenere carni cotte alle brace di rami d’ulivo. Non mancano anche qui le alici di Menaica, servite su provola affumicata appena scottata e come condimento della pasta.
Abbiamo poi con piacere scovato e apprezzato il Fiano di Mila Vuolo 2023 (ne sono prodotte poche migliaia di bottiglie), degno abbinamento per i piatti della serata con le sue note marine e floreali.
Chiudiamo qui questa breve rassegna, augurandoci di tornare presto in questo luogo magico.
Nota: A Marina di Pisciotta, praticamente in riva al mare, sono presenti diversi ristorantini. In uno di questi, A’Triglia, abbiamo pranzato con grande soddisfazione a base di alici fritte e in cotoletta, e gamberetti sgusciati marinati al limone. Vino sfuso (Falanghina) assolutamente apprezzabile, come il conto finale.
Carlo Bertilaccio vive a Roma ed è attualmente curatore della rubrica "di...stillati" per la testata giornalistica Vinodabere (www.vinodabere.it). Collabora anche con Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it) e ha collaborato per le edizioni 2017/2018 con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso. Ha collaborato per le edizioni 2015-2016 con la guida Slow Wine, e con la guida "Vini buoni d'Italia" dall'edizione 2010 fino all'edizione 2013. È autore di diversi articoli su distillati e vini su Scatti di Gusto (www.scattidigusto.it). Ha infine scritto diversi libri per Palombi editore su cocktails e altri argomenti, e prodotto inoltre quattro dischi di giovani talenti italiani nonché le canzoni per un musical su Marilyn Monroe, recentemente premiato al teatro Sistina di Roma. Giudice per Spirits Selection by Concours Mondial de Bruxelles. Giudice di Radici del Sud. Giudice di Grenaches du Monde.
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