La prima calda domenica di un maggio pazzerello ha celebrato l’appuntamento di Cantine Aperte e ho accettato con piacere l’invito ricevuto dell’enologo Michele Bean e sono approdata a Manzano del Friuli.
Luoghi dove si producono da Friulano, Malvasia, Ribolla e Merlot autentiche eccellenze, che rendono onore a questa regione nel mondo.
Il navigatore, forse un po’ abbacinato dal sole, mi indica il piazzale della chiesa del paese come punto di arrivo: l’atmosfera vibra delle parole del sacerdote, che sta officiando la messa e che sono disperse attraverso gli altoparlanti, mimetizzati sugli alberi.
Mi decido, con timore e rispetto, ad andare in avanscoperta e dopo aver girato intorno al sagrato, vedo un cancello aperto – Villa Beria – che invita a entrare, un po’ come le piccole bottiglie che Alice aveva trovato che invitavano a essere bevute…anche questo sembrava essere l’ingresso di un paese delle meraviglie.
Vengo rapita da una vigna che si inerpica sul dolce colle: in cima, una casa padronale che domina la vallata. Osservo le viti, alcune hanno un tronco lungo e nodoso, altre più esile, alcune sono ancora in fiore, su altre piante invece si cominciano a intravvedere i grappolini.
Chiedo dove posso trovare Michele, varco un altro cancello e mi ritrovo in uno stupendo e curato giardino: lo vedo sotto un gazebo con un gruppo di enofili, intento a raccontare di Roi Clâr.
Siamo sui Colli di Noax, sopra Corno di Rosazzo e vicini al fiume Corno. Il fiume anticamente si chiamava Rio Chiaro e dalla voce dialettale deriva il nome dell’azienda, che festeggia il suo secondo anno di imbottigliamento.
L’azienda nasce durante il periodo del Covid e nel logo, che ricorda un ideogramma giapponese, sono rappresentate in un legame indissolubile due “M”, le iniziali dei nomi dei due fratelli Matteo e Michele, disegno che ricorda inoltre il movimento delle anse del fiume. Il progetto prende forma grazie a una serie di coincidenze, innanzitutto l’incontro con Raffaele Petris, noto gestore di locali e DJ, e poi il fatto di aver trovato un luogo dove fare materialmente il vino e portare le anfore Sirio, che Michele produce in Umbria assieme al suo socio da più di 10 anni.
Gli ettari sono circa 4, prevalentemente vigneti vecchi in posti che sono naturalmente vocati alla viticoltura, come l’areale dove sorge l’Abbazia di Rosazzo, ricchi di ponca, quel particolare tipo di terreno (flysch) che rende unici i vini di questo territorio.
Michele dopo esperienze come consulente presso aziende quali Benanti, Cos, Podernuovo a Palazzone, Colmello di Grotta e il progetto dei vasi vinari in ceramica, ha voluto esprimersi utilizzando le uve da viti centenarie, patrimonio della sua famiglia.
La sua ricerca dell’eleganza, della pulizia, di struttura dinamica e di bevibilità nei vini si avverte nell’assaggio.
La degustazione inizia con la Ribolla Gialla: giallo paglierino con sfumature dorate, luminoso. La percezione olfattiva conduce, dapprima verso l’universo floreale, dove ritrovi l’acacia, il biancospino e poi vira verso il fruttato, la mela annurca, la pesca bianca. In bocca è secco (Michele non lascia assolutamente residui zuccherini nei vini, non ama la compiacenza), l’alcol integrato e non eccessivamente percepito, buona freschezza e discreta sapidità.
Sempre vendemmia 2022, sempre in anfora, il Friulano: il colore vira sul paglierino, con note verdoline e lo attraversa, scintillando. Ottenuto da grappoli da vigne vecchie, racconta erbe aromatiche, fiori di campo, mandorla, tabacco biondo e qua e là si apprezzano refoli balsamici. L’assaggio è decisamente piacevole.
Passiamo al Pinot Grigio, ottenuto con una semi macerazione carbonica: sentori di ibisco, rabarbaro, corbezzolo, sorbo e anche qui, tabacco. Sapido, con un frutto che persiste intensamente al palato.
Giungiamo al Roi Blanc, il prodotto che si ottiene da Pinot Grigio vinificato in bianco e Friulano, è il vino cosiddetto di apertura, con note di apple pie, cannella, fiori gialli, mela golden, nespola. Quasi salino, mostra buona piacevolezza di beva.
Poi, alla fine, Michele con un sorriso sornione, ti versa il Merlot da vigne ultracentenarie, alcune pure franche di piede: sembra di tuffarsi prima in cesto di prugne rosse succose, poi in un mazzo di rose baccarà; di seguito, si apprezza una nota di china, di chiodi di garofano. Il tannino è gentile. La freschezza è in evidenza.
Medico Psichiatra, stregata da Dioniso, divento sommelier nel 2013, Degustatore Ufficiale nel 2014 e Miglior sommelier della Liguria 2019. Nel 2016 nasce il mio blog wineloversitaly e dal 2018 sono molto attiva sui Social con il profilo @wineloversitaly. Nel 2021 sono la vincitrice del sondaggio proposto da The Fork nella categoria Wine Influencer. Ideatrice e Curatrice della prima guida Social " I vini del cuore" che uscirà a fine 2021. Collaboro come Social media coach con aziende e partners del mondo del vino. Non smetto mai di studiare: ho superato il Wset level 3 con il massimo dei voti. Comunicare il vino con passione e rispetto è il mio desiderio e il mio impegno.
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