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Antonio Camillo – Il Grané, il Tinto di Spagna e il respiro della Maremma

C’è chi coltiva la vigna come un mestiere e chi la coltiva come un destino. Antonio Camillo appartiene alla seconda categoria: trent’anni tra filari e cantine, venti dei quali consacrati ai vitigni che hanno plasmato la Maremma interna. Le sue etichette recitano semplici parole — “Vini di Territorio” — eppure il territorio che raccontano è vasto come un orizzonte, fatto di memorie, di innesti accidentali e di scelte misurate.

I numeri sono concreti: una ventina di ettari suddivisi in vari appezzamenti tra Capalbio, Manciano e Pitigliano; metà dei vigneti ha tra i 50 e i 70 anni. Sono spesso vigneti promiscui, piantati decenni fa, dove Ciliegiolo, Sangiovese, Grenache, Carignano, Trebbiano, Ansonica e Malvasia convivono nello stesso respiro. Antonio lavora secondo metodi tradizionali, riducendo al minimo gli interventi meccanici, privilegiando la cura manuale e la difesa con prodotti naturali: una conduzione biologica certificata che in vigna mira a preservare equilibrio e biodiversità.

In cantina, la linea è coerente: prevalgono i contenitori in cemento e le botti grandi; si interviene il meno possibile, con piccole dosi di anidride solforosa, per lasciare che il vino parli del luogo da cui proviene. È così che il Ciliegiolo, da sempre nel cuore del progetto di Antonio, assume nella sua interpretazione una nitidezza e una voce propria, segno di una terra che ha memoria.

Ma la storia più recente che Antonio racconta è di viaggio e di incontro: Elegia Mediterranea, un progetto che osserva la Maremma non come enclave isolata, ma come sponda del Mediterraneo capace di accogliere vitigni venuti da altre coste. Di questa navigazione enologica fanno parte il Tinto di Spagna — il nome locale con cui qui si battezza la Grenache — e il Grané, il Carignano che da questi campi ha preso un posto d’onore.

Il Tinto di Spagna arriva dal vigneto di Montarlese, dove la Grenache è stata sovrainnestata su piante antiche: marze recuperate, messe a dimora per non far morire una genetica preziosa. Il Grané ha invece una storia più fortuita: due filari scoperti quasi per caso, identificati grazie a un amico ampelografo e vinificati separatamente. Di quei primi esperimenti — microvinificazioni del 2016 e del 2018 — Antonio conserva la lezione: vini ancora grezzi, con imprecisioni ma già dotati di una sorprendente acidità e polpa che hanno convinto a proseguire.

Non sempre la strada è lineare. Un’annata come la 2020, racconta Antonio, non lo ha convinto — una maturazione in tonneau che “ha legnato” il vino invece di valorizzarne l’anima — e la bottiglia rimane in cantina: un gesto rigoroso che preferisce la qualità alla fretta. Così il carignano ha trovato casa nella maturazione in cemento, e la prima annata messa in commercio con fiducia è stata la 2021, con la 2022 pronta a seguire.

C’è in tutto questo un tratto che supera l’enologia: una cura che diventa responsabilità civile. Elegia Mediterranea non è soltanto un ritorno alle radici mediterranee dei vitigni, ma anche un atto concreto di solidarietà — una parte del ricavato del vino “Mediterraneo” viene destinata al soccorso dei naufraghi nel mare che tutto collega.

Antonio Camillo non costruisce miti: raccoglie filari, ascolta piante, accetta gli errori e li trasforma in insegnamento. I suoi vini sono lettere inviate da una terra che sa ancora accogliere, dove il passato convive con il nuovo e ogni bottiglia è un invito a navigare, assaggio dopo assaggio. E se c’è una frase che restituisce lo stupore di questa scoperta, è quella che ricorda il momento in cui il Grané riemerse: «Poi ci sono due filari di Grané!».

Grané – Carignano

Grané 2016 (microvinificazione – prima prova sulla varietà)
Rubino ancora vivo, limpido e trasparente, segno di una materia prima preservata. Al naso emergono subito note terziarie: tocchi tostati, sfumature di noci secche, un frutto tenue e sfuggente, un mosaico olfattivo leggermente confuso dove affiorano anche incenso e legni aromatici. In bocca mostra una struttura di sostanza, tannini larghi e avvolgenti, freschezza abbondante che lo sostiene fino a un finale elegante, più misurato che opulento. (85/100)

Grané 2018 (microvinificazione – raccolta a maturazione ideale)
Colore rubino brillante e limpido. Il naso si apre con freschezza, un respiro di terra umida e vegetale di alloro, una volatile vivace che dona brio, poi pepe nero, prugna matura, mora e ciliegia polposa. Sullo sfondo, rosmarino e un tocco balsamico. In bocca è succoso e caldo, con acidità ben calibrata, tannini fini e vellutati. Il finale è saporito ma rilassato, con un’eco mediterranea. (88/100)

Grané 2020
Porpora profondo, quasi impenetrabile. Profumi più moderni: lieve vaniglia, frutti rossi maturi, erbe aromatiche come timo e nepitella. Al palato è corposo, caldo, denso e succoso, con tannini ben integrati. Un finale corretto, ma un po’ troppo semplice rispetto alla promessa del naso. (84/100)

Grané 2021
Porpora limpido e luminoso. Il naso è intenso, floreale e speziato: mora, ribes nero, bacche di ginepro e una spolverata di pepe nero. In bocca ha energia, nerbo e tensione; si distende con progressione verso un finale lungo, caldo e persistente. Un’annata che unisce precisione e slancio. (90/100)

Grané 2022
Porpora fitto e concentrato. Profumi verdi e mediterranei: timo, nepitella, prugna matura, macchia costiera. In bocca presenta una buona consistenza, sostenuta da un’acidità vivace; tannini cremosi, finale piacevole e disteso. (89/100)

 

Tinto di Spagna – Grenache

Tinto di Spagna 2015 (piante monumentali)
Rubino limpido e trasparente, tonalità delicata. Il naso è puro e nitido: ciliegia croccante, mineralità fine, pepe nero, fiori secchi e un tocco fragrante quasi da spezia dolce. In bocca ha volume preciso e armonioso, gusto levigato e succoso, calore equilibrato, tannini cremosi e un finale splendido per lunghezza e pulizia. (93/100)

Tinto di Spagna 2021
Rubino vivace e luminoso. Il bouquet è fresco e profondo: frutti di bosco maturi, mentuccia, minerale e una sfumatura balsamica di eucalipto. Il sorso è di buon peso, caldo, succoso ed elegante, con freschezza ben dosata. Finale lungo, armonico e appagante. (90/100)

Tinto di Spagna 2022
Rubino pulito e brillante. Al naso, frutti rossi intensi e concentrati: lampone, fragola e ribes in primo piano. In bocca mostra carattere deciso, grinta e vivacità; acidità incisiva che sostiene il sorso, finale in bella progressione, energico e coinvolgente. (91/100)

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Scritto da

Leonardo Romanelli, fiorentino, superate nozze di diamante con la vita, ha un lavoro difficile da descrivere, visto che ne racchiude tanti: ha deciso da tempo di voler fare il moderno Anton Ego, critico gastronomico modello “Ratatouille”, seduto nelle tavole di ristoranti di tutta Italia. Da sempre si occupa anche del vino, che insegna a degustare e lo presenta in eventi pubblici, oltre ad avere insana passione per le arti, che coltiva con passione sfrenata, da quella dell'insegnamento a quella del teatro con incursioni musicali e televisive, senza scordarsi della sua vera attività, professore alla scuola alberghiera e docente in Master Universitari. Organizzatore di eventi gastronomici ad ampio raggio, come i pellegrinaggi a tema alimentare o le session di cuochi che si fanno convincere a partecipare ad eventi imperdibili, riesce, non dormendo quasi mai, ad essere scrittore curioso, cronista del gusto. Ha scelto con gioia di passare le sue giornate a tavola o in cantina, attività che volge con piacere inaudito. Ultima attività messa in ponte è quella di artista performer per eventi legati al vino, con la presenza di sue opere di riciclo creativo.

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