Durante la terza edizione del Salone del Vino di Torino, che si è svolta alle OGR dal 1 al 3 marzo, era presente l’Associazione Tutela del Baratuciat e Vitigni Minori, con la presidente Valentina Peracino e alcune cantine con i propri vini in degustazione.
Questa associazione è nata nel 2019, inizialmente per dare un voce a un gruppo di piccoli produttori di Baratuciat che si trovavano al di fuori dei confini della Val di Susa, che speravano in un allargamento della Doc Valle di Susa Baratuciat in cui far entrare la loro produzione.
Purtroppo questo progetto non è andato a buon fine, per cui adesso si lavora al riconoscimento della Doc Piemonte Baratuciat, in cui far ricadere le molteplice e interessanti versione di questo vino bianco.
Infatti sono aumentati i vignaioli che apprezzano questo vitigno, per le sue caratteristiche e versatilità, dato che può essere spumantizzato, vinificato tradizionalmente come vino fermo e infine dare vita a dei passiti.
Il Baratuciat è un’uva ad acino ellittico con la buccia di medio spessore molto pruinosa, di colore giallo/verde, dorato a maturità. Gli acini hanno la polpa poco consistente, succosa e non colorata.
È un vitigno precoce e vigoroso. Il grappolo a maturità è medio o medio piccolo, compatto, conico o cilindrico. Ha una maturazione tardiva e solitamente viene vendemmiato nella terza decade di settembre. La prima citazione del Baratuciat si trova nel documento redatto dalla Commissione Ampelografica della Provincia di Torino, anno 1877, dove si segnalava la sua presenza in pochi esemplari esclusivamente nel comune di Villarbasse con il nome di “Berlon ‘d ciat bianco”.
È stato salvato dall’estinzione, legata all’avvento della fillossera e in seguito allo spopolamento delle campagne, da un contadino di Almese, Giorgio Falca, che piantò alcuni tralci di una vite a pergola del 1910 nel suo vigneto e intorno al 2000 portò all’Università di Grugliasco un tralcio e un grappolo da far analizzare: il Baratuciat non si era perso e lui era riuscito a salvarlo. Dalla Valle di Susa è migrato nel Canavese, nel Biellese, nella zona di Carmagnola, a Monforte d’Alba e nel Basso Monferrato.
Il vitigno sembra adattarsi bene alle varie tipologie di suolo, esprimendo caratteristiche organolettiche differenti: profumi di frutta bianca quali pera, pesca, richiami agrumati, pompelmo, mandarino e ancora salvia, menta e anice; spesso si riscontrano sentori di pietra focaia, con una garbata e delicata evoluzione verso l’idrocarburo. I vini hanno solitamente una buona freschezza e risultano molto piacevoli alla beva.
L’Associazione conta 18 associati che possiedono vigneti principalmente sui terreni morenici residuali dell’antico ghiacciaio della Valsusa, nei comuni di Almese, Avigliana, Buttigliera Alta, Caprie, Condove, Giaveno, Reano, Rivoli, Rubiana, Sant’Ambrogio, Trana, Villarbasse e Villardora , per un totale di circa 8 ettari.
La produzione non è ancora ben quantificabile, data l’espansione della coltivazione del Baratuciat, ma sicuramente sono numeri ancora piccoli e questo rimane un vino di nicchia.
La presidente Peracino auspica che il numero dei soci cresca, proprio per dare voce e dignità a chi lo produce e per farlo diventare un bianco piemontese anche per il mercato nazionale, date le sue peculiari caratteristiche.
Al Salone abbiamo degustato alcune espressioni di questo vitigno che hanno mostrato personalità e pulizia di beva. Di seguito alcune note.
Vignaiole Prever – Fierezza – una espressione di baratuciat a contenuto tenore alcolico, ben equilibrato e fresco sia al naso che in bocca: frutta e fiori bianchi soprattutto e finale con una bella nota sapida.
Dellavalle viticoltori – Un passito dal nome evocativo – Direzione Ostinata e Contraria – caratterizzato da complessità e vibrante acidità, che bilancia lo zucchero. Un vino elegante, con profumi di confettura di pesca, ginestra e miele. Molto interessanti anche la versione secca e ferma e il metodo classico.
Fratelli Bramante – Chinu – giallo paglierino, con note di frutta tropicale e fiori. Prodotto nel 2023 per la prima volta in solo 1886 esemplari.

Medico Psichiatra, stregata da Dioniso, divento sommelier nel 2013, Degustatore Ufficiale nel 2014 e Miglior sommelier della Liguria 2019. Nel 2016 nasce il mio blog wineloversitaly e dal 2018 sono molto attiva sui Social con il profilo @wineloversitaly. Nel 2021 sono la vincitrice del sondaggio proposto da The Fork nella categoria Wine Influencer. Ideatrice e Curatrice della prima guida Social " I vini del cuore" che uscirà a fine 2021. Collaboro come Social media coach con aziende e partners del mondo del vino. Non smetto mai di studiare: ho superato il Wset level 3 con il massimo dei voti. Comunicare il vino con passione e rispetto è il mio desiderio e il mio impegno.
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