Nel recarci a visitare l’azienda vinicola CASTELSIMONI siamo carichi di aspettative, perché in Abruzzo di vigne in alta quota non ve ne sono poi così tante. La cantina, con annesso vigneto si trova a 800 metri sul livello del mare, a Cese di Preturo, e ha anche un ulteriore vigna sperimentale sulle pendici del Gran Sasso, a ben 1000 metri di altezza.
Come vi giungiamo ammiriamo come la cantina si elevi al di sopra del vigneto, ma ancor più spettacolare è la vista che scaturisce non appena arriviamo all’ingresso, quando dalle vigne svetta con tutta la sua magnificenza la montagna del Gran Sasso.
Ci accolgono Paolo Simoni e Manuela Castellani che si sono lanciati in questo intrigante progetto, che ha per obiettivo la valorizzazione del territorio montano abruzzese attraverso una viticoltura di alta quota. Per questo sono soci del CERVIM (Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana).
Una cantina scavata nella roccia, che fa bella mostra di sé nella barricaia, con il duplice scopo di far vedere la composizione del terreno (di natura limosa) dove si trovano i vigneti e garantire quella umidità naturale tanto cara all’evoluzione del vino.
Un’intransigente “filosofia” nella gestione delle vigne ed in cantina, tutta improntata sull’uso di processi che non inficiano sul naturale scorrere delle cose, quindi aboliti prodotti sistemici in vigna, no irrigazione, no concimazione e in cantina fermentazione da lieviti indigeni e nessun processo di filtrazione del vino.
Ma con grande stupore troviamo vitigni che nulla hanno a che fare con il territorio abruzzese.
Infatti Paolo ci racconta che proprio perché ci troviamo in alta quota ha ritenuto fosse giusto concentrarsi su quei vitigni che meglio riescono ad esprimersi a queste altitudini.
Così al posto del Pecorino e Montepulciano troviamo il Traminer Aromatico, il Riesling Renano, lo Chardonnay, il Kerner, il Sauvignon Blanc e il Pinot Nero.
Paolo e Manuela ci spiegano che a queste altezze vitigni quali Montepulciano e Pecorino non riescono ad esprimersi al meglio ed è stata la ragione per puntare su quelle varietà che sanno meglio adattarsi alle alte quote.
Paolo mi rimarca che i suoi vini hanno bisogno di affinare in bottiglia per diversi anni prima di poter esprimere appieno tutto il loro potenziale, così iniziamo questa serie di assaggi con vini con qualche anno sulle spalle e che sono quelli che vengono attualmente commercializzati.
Riesling Renano Lupa Bianca 2017 IGP Terre dell’Aquila
1.500 bottiglie l’anno. Il vino fa acciaio per 9 mesi, con bâtonnage continuo e affinamento in bottiglia per 18 mesi prima di andare in commercio. Si presenta con note di idrocarburi a cui si accompagnano profumi di frutta bianca matura, camomilla, mela verde e accenni di pietra focaia. Il sorso è ricco, sapido, elegante e fresco allo stesso tempo, con un finale molto persistente su note agrumate e spezie.
Continuiamo con:
Traminer Aromatico Altair 2017 IGP Terre dell’Aquila
Anche in questo caso poche migliaia di bottiglie prodotte, con criomacerazione sulle bucce prima della fermentazione in acciaio e “almeno” 12 mesi di affinamento in bottiglia. Incentrato su profumi di frutta gialla matura a cui si accompagnano note di camomilla, vaniglia, zafferano e accenni balsamici nel finale. Il sorso è ricco, sapido, elegante, sorretto da una bellissima acidità che ci accompagna in ogni momento per poi terminare su note di mandorla amara e vaniglia. Una bellissima sorpresa.
Terminiamo con:
Pinot Nero Diamante Nero 2018 IGP Terre dell’Aquila
Affina 12 mesi in botti di rovere e “almeno” 12 mesi in bottiglia, si presenta intenso e complesso, con note di frutti rossi (amarena e mora) che anticipano spezie e accenni balsamici nel finale. All’assaggio il vitigno si fa subito riconoscere, accompagnando freschezza ed eleganza ad una bella sapidità, il tutto incorniciato da un tannino levigato sempre presente. Bellissimo il lungo finale su note di arancia sanguinella.
Una sorpresa questa piccola azienda incastonata nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che, attraverso vitigni non autoctoni, ha saputo valorizzare una viticoltura di montagna così difficile e affascinante allo stesso tempo.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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