Simone Clazzer, un uomo con una passione per le storie e un cuore rivolto alla famiglia. La sua avventura ha portato alla creazione di un luogo speciale, un ristorante, un’enoteca che va oltre il semplice commercio di vini. È diventata una casa di sogni, un rifugio per gli amanti della colazione, del vino, del cibo e per coloro che cercano un’esperienza autentica.
Nel Comune di Aprilia, a Casalazzara, tra le mura antiche dell’Ex Consorzio Agrario, la Rosa dei Venti si erge come un faro per gli appassionati. Simone ha saputo trovare la sua strada e trasformare un desiderio personale in una concreta realtà.
Qui, i visitatori possono immergersi nell’arte enologica e culinaria trovando un ambiente accogliente, di condivisione, dove ogni bottiglia racconta una storia, ogni bicchiere è un viaggio attraverso i terroir ed ogni piatto è un omaggio alla terra e alla tradizione.
E dunque, dopo aver partecipato ad un evento di degustazione, assaggiato la loro ottima cucina e bevuto qualche calice in diverse occasioni, la nostra Redazione ha intervistato Simone Clazzer, proprietario de La Rosa dei Venti.
Racconta ai nostri lettori chi è Simone Clazzer?
Sono affascinato dalla storia e dal legame profondo che ho con il territorio. Le storie delle mie radici, dei miei nonni e della loro migrazione attraverso le terre e le epoche sono preziose. È incredibile come le scelte di un passato lontano possano ancora influenzare la tua vita e quella della tua famiglia oggi.
La bonifica dell’Agro Pontino è stata un’impresa straordinaria, e il fatto che quelle famiglie siano tornate in patria dopo anni di avventure e cambiamenti è un segno di resilienza e attaccamento alla terra.
Mio nonno paterno era uno di quegli italiani che fu richiamato per la bonifica. E poi, sono padre di tre figlie ed ho un bellissimo rapporto con mia moglie che dura da trent’anni: è una testimonianza di amore, complicità e forza.
Cos’è la Rosa dei Venti e perché questo nome?
Questo nome evoca il mistero e la direzione – diremmo noi – come le stesse correnti che guidano i viaggiatori attraverso mari e terre sconosciute. È una storia di radici profonde, di un padre visionario e di un cammino che ha portato a un luogo di convivialità e sapori.
Trent’anni fa – racconta Simone – mio padre Aldo coltivava non solo campi ma anche idee. L’arte dei pozzi artesiani si intrecciava con la passione per il cambiamento. E così, dall’acqua alla tavola, nacque l’idea de La Rosa dei Venti. Con i miei fratelli, abbiamo acquistato le mura dell’Ex Consorzio Agrario di Aprilia, in provincia di Latina e ci siamo divisi i compiti.
All’inizio, le idee erano sfocate, come un paesaggio appena delineato. Bar, tavola calda, pub aperti 24 ore su 24: un caleidoscopio di possibilità. Ma poi, ho visto la strada da seguire. La qualità dei prodotti è diventata la mia bussola, e la direzione ha preso forma.
Sei anni fa, la volta. L’allestimento è stato rivisto, la cucina ha preso nuova vita e i prodotti esposti hanno raccontato storie di tradizione e innovazione.
Ed io, come un cantastorie moderno, ho iniziato a narrare racconti, come quelli che ascoltavo da piccolo dai miei nonni, intrecciati con le esperienze dei clienti, hanno dato calore e sapore a La Rosa dei Venti. Come il tonno di Carloforte, un segreto svelato da una coppia di clienti amici.
È così che si è costruita con il tempo una comunità, con consigli e condivisione.
Infine, il nome. A due giorni dall’apertura del primo bar, il vento soffiava forte. L’architetto ha suggerito appunto La Rosa dei Venti. Un nome che è più di un punto cardinale: è un invito a esplorare, gustare e navigare.
E tutto è iniziato con un uomo, un progetto e un vento che ha portato lontano.
Come hai sviluppato questo progetto e da dove nasce l’idea dell’enoteca e della ristorazione più attenta?
La forte inclinazione per la ricerca – continua Simone – e l’amore per il cibo e il vino hanno guidato la creazione di questo progetto. Inizialmente, forse, non avevo immaginato di aprire un’enoteca o un ristorante. Ma col tempo, l’estro e la curiosità hanno plasmato l’attività in qualcosa di speciale.
La ricerca di novità, la scoperta di sapori diversi e la condivisione di storie attraverso il cibo e il vino sono diventate parte integrante della mia visione.
E così, man mano che sono cresciuto, ho portato la passione per il buon cibo e il buon vino nel cuore del progetto. Le esperienze culinarie che offriamo ai clienti sono intrise di storie, di viaggi e di emozioni. E proprio come un buon vino, l’enoteca continua a migliorare con il tempo, arricchendosi di nuovi dettagli e così questa passione si fonde con la mia dedizione all’eccellenza culinaria.
Ci sentiamo di aggiungere che in fondo, l’enoteca e il ristorante sono molto più di un semplice luogo dove mangiare e bere. Sono un viaggio sensoriale, un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e che lascia un’impronta duratura nel cuore di chi vi partecipa.
Qual è il tuo ruolo nell’attività e chi lavora al tuo fianco?
Penso che la squadra sia un fattore molto importante e determinante. Roberta e Teresa, con la loro abilità e passione, si dedicano ai deliziosi cornetti. La scelta di D’Alessandro, un produttore abruzzese, per le confetture bio è un tocco di eccellenza. Le materie prime, come le noccioline e le mandorle, sono fornite da un’azienda di Pomezia. È proprio nel processo di cura dei cornetti, dalla lievitazione alla farcitura, che emerge la nostra dedizione alle materie prime di qualità, non solo territoriali. Chef Veronica, con la sua esperienza internazionale, gestisce la cucina con maestria, mentre Silvia, mia moglie, svolge un ruolo versatile. Un team eccezionale per creare prelibatezze. Io sono in ogni dove.
Cosa possono trovare i clienti nella tua enoteca?
Abbiamo circa 600 etichette di vini provenienti da tutta Italia e una selezione di vini francesi, più 150 Rum, 70 Grappe e 70 Whisky. Abbiamo davvero una vasta gamma di scelte da offrire.
L’enoteca cresce con me, rispecchia i miei gusti e mi piace specializzarmi, frequentare corsi per approfondire la conoscenza dei vini esteri, che mancano, e questo mi permetterà di presentare una selezione ancora più ampia e di essere preparato per rispondere alle domande e richieste dei nostri clienti.
Non ci limitiamo ai soli vini importanti, ma anche a quelli di nicchia e provenienti da piccoli vignaioli. Abbiamo una grande apertura e un vero interesse per la diversità del mondo del vino. E, naturalmente, soddisfare i gusti di tutti i clienti è una priorità importante. Ovvio che, il mercato e le vendite guidano le nostre scelte, ma la passione e la conoscenza sono ciò che serve per accontentare la totalità delle persone che ci vengono a trovare.
Cosa possono mangiare i clienti?
Partendo dalla mattina, i nostri cornetti sono veri e propri capolavori. Preparati con lievito madre senza additivi chimici, impasto di Attilio Servi, della rinomata pasticceria omonima di Pomezia e lasciati a lievitare fino al giorno successivo.
Le farciture sono altrettanto speciali: dal miele di Apicoltura Mazzotti, un’azienda locale, alla ricotta dell’azienda agricola Celletti di Aprilia.
Passiamo poi ai tramezzini, rigorosamente freschi e fatti da noi: Sono perfetti per chi è di fretta e ha bisogno di un pranzo veloce. E per chi sta a dieta, proponiamo anche croissant salati. Per gli sportivi, ci sono varianti con uova o salmone. Insomma, cerchiamo di accontentare tutti i gusti.
Il menu del pranzo cambia ogni giorno, ma alcuni piatti sono diventati dei veri e propri must. Ad esempio: Tataki di salmone, servito su una base di verdure alla julienne all’orientale; Gnocchi, ravioli e fettuccine fatte in casa, la pasta fresca è sempre un successo; Taglieri con salumi dell’azienda Monte San Biagio e formaggi di Celletti o di Francesco Fratticci; Secondi piatti di polpette, polpettoni, arrosto e una selezione di carne sia italiana sia estera, come la Scottona bavarese e una marchigiana; Paella con riso Acquerello, un piatto ricco e saporito; Torte e crostate di Attilio Servi, per concludere in dolcezza.
Non solo ci occupiamo di chi è di passaggio e lavora nei dintorni, ma organizziamo due volte al mese degli incontri con i produttori.
La sera, invece, i nostri menu offrono ottimi vini da accompagnare a piatti serviti con una mise en place semplice ma molto curata.
Quali sono le conoscenze sull’abbinamento cibo vino o birra o altro e se vengono applicate?
Gli abbinamenti durante le cene o i compleanni, specialmente il venerdì sera durante le serate di degustazione, sono momenti preziosi. Durante queste occasioni, si raccontano storie di accostamenti tra cibi e vini. Si propongono giochi sensoriali con il Riesling, oppure si abbinano vini muffati ai formaggi. A volte, si sperimentano anche abbinamenti che contrastano con i cibi, per far comprendere ai clienti la differenza e l’importanza dell’abbinamento ideale. È un viaggio sensoriale che coinvolge tutti i sensi e arricchisce l’esperienza gastronomica.
Quali erano le tue aspettative ai giorni di apertura e quali invece oggi? E se al netto della pandemia è come te l’aspettavi?
Sono partito sicuramente con delle aspettative ma non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto.
È affascinante come il vino possa diventare un ponte tra le persone. La mia esperienza nel mondo vitivinicolo è sempre un viaggio appassionante, in cui scopro nuove sfumature, imparo a conoscere le bottiglie e a riconoscerne i segreti.
Il vino è stato sicuramente un amplificatore per la nostra attività. Ha dato voce alla passione e ha creato un legame con chiunque abbia avuto il piacere di degustare le nostre selezioni. E quando ti muovi nel tuo territorio, sei riconosciuto come colui che può consigliare la bottiglia perfetta per ogni occasione e punto di riferimento per la cucina di qualità.
È bello sapere che la maggior parte delle tue vendite è rivolta a persone che cercano un buon vino per una cena importante, un regalo o una serata particolare e si affidano a te.
Tutto questo va oltre quelle che erano le mie aspettative.
Come sai di avere successo nel tuo lavoro?
Ridendo Simone confessa che non lo sa ma che con ogni probabilità la distribuzione del vino e l’identificazione del sua enoteca hanno portato ad una crescita personale e professionale evidente.
Indubbiamente l’esperienza con Francesco Fratticci – continua a raccontare Simone – ha contribuito alla notorietà e a far conoscere la Rosa dei Venti anche tra le altre attività come la mia. E qui mi sono reso conto della crescita.
Io e Francesco portiamo avanti un grande progetto: siamo due bravi ragazzi appassionatissimi non solo di vino, ma soprattutto delle cose fatte bene, secondo criterio, secondo una scelta e non per forza dettate da un mercato o dettate da qualcuno per un discorso economico. Ogni scelta, grande o piccola, che facciamo contribuisce a creare il nostro quadro unico. Scegliamo ciò che ci fa sorridere, ciò che ci emoziona, ciò che ci piace e lo proponiamo a persone disposte al cambiamento e pronte a raccontare.
Sono famiglie che si impegnano nelle loro attività, lottano e mettono il cuore in ciò che fanno proprio come noi. Gente vera.
C’è stato un momento in cui hai detto basta, mollo tutto?
Sì ce ne sono stati tantissimi: quando mi sono separato dai miei fratelli, questa attività non la volevo.
Mia moglie è l’ancora che mi tiene saldo quando le onde della vita mi fanno barcollare. E mia cognata, anche se non è più con noi, vive ancora nei ricordi tra queste mura.
Grazie anche ad Attilio Servi che con la sua saggezza, ha trasformato i nostri cornetti in opere d’arte. Inizialmente, è stato difficile, la lievitazione naturale richiede maestria e dedizione per i duecento cornetti che ogni giorno prepariamo. La gente pian piano ha capito cosa stava mangiando e tutto è diventato più facile.
E poi il vino, un elisir che ha aperto nuovi orizzonti, ha risvegliato in me il racconto e ha portato al cambiamento.
Qual è la tua prossima idea a cui stai lavorando, se esiste?
L’idea della distribuzione e di aiutare ristoranti, enoteche e negozi a comprendere meglio il vino e migliorare la vendita è un progetto al quale stiamo lavorando. Per di più, curare il servizio di vendita costruendo un’esperienza positiva per fidelizzare i clienti anche attraverso mini corsi.
Inoltre, con Francesco Fratticci stiamo pensando alla realizzazione di un catalogo dedicato ai salumi e formaggi del territorio laziale. Questo proponimento richiederà sicuramente impegno e ricerca, ma potrebbe diventare un punto di riferimento per gli amanti del cibo locale.
Che prodotti troviamo oltre il vino?
Per la pasta, abbiamo cinque produttori da tutta Italia, differenti risi perché sono un appassionato, 15 oli italiani in carta, il Tonno di Carloforte, abbiamo un’azienda specializzata in olio al peperoncino di diversi tipi, le cremine con il tartufo, sott’olio vari, la giardiniera di Morgan, Maida con i prodotti tipici del Cilento, biscotti di Infermentum azienda veronese, cioccolate di Amedei, Guido Castagna, Baratti e Milano, Maiani, legumi. In sostanza, una selezione di prodotti scelti di altissima qualità.
Sono un'Archivista Digitale nel campo editoriale, dedico la mia vita ai libri perché come dice Kafka "un libro rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi". Così lo è anche il vino. Lui mi ha sempre convinto in qualsiasi occasione ed è per questo che dal 2018 sono una Sommelier Fisar, scrivo e racconto con passione sui miei canali e in varie testate giornalistiche la storia dei territori, gli aneddoti e il duro lavoro dei Produttori in vigna e in Cantina. Ho seguito un corso Arsial al Gambero Rosso Academy sulle eccellenze enogastronomiche del Lazio e presto servizio in varie eventi per il Consorzio Roma Doc e per il Consorzio Tutela Vini Maremma. Inserita con orgoglio in Commissione Crea Lab. Velletri come membro esterno per le degustazioni, sogno e aspiro a diventare con il tempo una vera giornalista.
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