Prima edizione dell’evento AvelVino organizzato da Gambero Rosso e Comune di Avellino e finalizzato a diffondere la conoscenza dell’enologia irpina. Il sindaco di Avellino Gianluca Festa ha profuso ogni energia per realizzare qualcosa che mancava da anni in città, mettendo al centro la risorsa più preziosa per l’intero territorio: il vino.
Ottima partecipazione di pubblico alla serata di gala tenuta presso il Teatro Carlo Gesualdo tra i banchetti delle aziende invitate ed assaggi dei prodotti del territorio. Abbiamo partecipato ad alcune degustazioni mirabilmente guidate dal curatore della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso Gianni Fabrizio, anche se, in alcune di queste, sono state scelte etichette non tutte pienamente rappresentative delle DOCG di riferimento.
All’Istituto tecnico agrario Francesco De Sanctis si è discusso delle difficoltà di comunicazione del territorio irpino, soprattutto all’estero, e non siamo affatto sicuri che l’avvio del seppur pregevole lavoro di zonazione, da parte del Consorzio di Tutela, agevoli realmente la diffusione della conoscenza dei vini della provincia di Avellino.
Il Fiano di Avellino meriterebbe un ruolo da attore primario, quantomeno simile al Greco di Tufo, anche se quest’ultimo vede il doppio delle bottiglie prodotte ed una superficie vitata nettamente superiore (500 contro 300 ettari). Il Fiano, rispetto al Greco, ha senz’altro espressioni più variegate non fosse altro per i 26 comuni (contro 8 del Greco di Tufo) dove è possibile produrre vini DOCG da tale varietà.
Ancor più complicata la situazione del Taurasi con ben 700 ettari iscritti a registro ed un numero ridotto di fascette marchiate Docg rispetto ai bianchi. Non siamo in grado (e non è peraltro nostro compito) proporre soluzioni ai numerosi quesiti che attendono il futuro dell’Irpinia. Da estimatori possiamo solo auspicare in un cambio di passo anche comunicativo e nell’attenzione del mercato estero con investimenti economici di un certo peso per raggiungere i traguardi prestigiosi di altri areali. Tra le sorprese rinvenute tra i banchi di assaggio ha destato la nostra curiosità l’ottimo lavoro svolto dalla cantina Laura De Vito con il Fiano di Avellino “Elle” 2019, tipico ed espressivo. Parti eteree e speziate sul finale di un frutto nitido e gustoso, a pasta bianca e con tostature saporite.
O come il Taurasi Riserva 2015 di Villa Raiano, esperti dei bianchi, che hanno creato un capolavoro di eleganza dal clone Aglianico principe della Campania. Agrumato, minerale e setoso nei tannini, il filo rosso prosegue anche al sorso, da manuale della tipologia, ricco di macchia mediterranea e succo di amarene. In troppi contesti si legge la frase “Il Taurasi è il Barolo del Sud”. Noi pensiamo invece che i paragoni con altre zone d’Italia, seppure in buona fede, possano generare confusione. Il Taurasi è e resta un vino unico ed inimitabile, da apprezzare soprattutto nell’invecchiamento e con una storia secolare che si perde nella notte dei tempi.