Siamo voluti partire da questa immagine per parlarvi dell’azienda campana Villa Matilde Avallone
Perché rappresenta appieno lo spirito con cui si è svolta questa avventura e la chiave di un successo meritato.
Sono gli anni Sessanta quando Francesco Paolo Avallone, appassionato cultore di vini antichi decise di riportare in vita il leggendario vinum Falernum di cui parlavano Plinio, Virgilio e Orazio, scomparso al principio del secolo scorso.
Il suo obiettivo fu da subito di:
“Riportare in vita la vite”
un gioco di parole che esprime appieno l’intento di Francesco Paolo.
Così coaudiuvato da amici e dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, inizia una ricerca sulle diverse viti che avevano generato quel “vinum Falernum” di cui si parlava negli antichi poemi degli oratori romani e che all’inizio del ‘900 scomparve quasi del tutto per opera della Fillossera.
Una ricerca durata ben 15 anni che portò al ritrovamento di alcuni ceppi sopravvissuti miracolosamente e ripiantati nel territorio del Massico dove in tempi antichi erano prosperati. Nasce così Villa Matilde Avallone.
Ubicata alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina l’azienda si sviluppa in oltre 110 ettari, di cui 70 vitati. I vitigni coltivati sono quelli che esistevano già nel passato: l’Aglianico, il Piedirosso e la Falanghina.
Un’attenta lavorazione in vigna e altrettanto in cantina, dove vinificazioni territoriali permettono di ottenere vini che rappresentino appieno i diversi luoghi dove sono ubicate le vigne, evidenziano quelle caratteristiche derivanti da terreni ubicati in prossimità del mare sulle colline vicino alle pendici del vecchio vulcano.
Oggi l’azienda è guidata dai figli di Francesco Paolo, Maria Ida e Salvatore Avallone e da qualche anno anche dai loro figli, Maria Cristina e Francesco, che hanno deciso di affiancare i genitori in quel progetto iniziale ma con un occhio attento al futuro, che porterà alla creazione di nuove etichette che evidenzino in modo sempre più netto le caratteristiche che i vitigni esprimono nei diversi terreni aziendali.
Per onor di cronaca, anche se non abbiamo avuto modo di assaggiare i vini irpini, nel 2004 fu inaugurata la Tenuta di Pietrafusa, ben 25 ettari di vigneti, nel distretto delle Docg irpine, con vigne ubicate nei comuni di Montemarano, Lapio e Pietrafusa e di cui speriamo di potervi a breve raccontare.
Abbiamo avuto modo di assaggiare alcuni dei vini più rappresentativi dell’azienda presso il Ristorante Al Ceppo di Roma durante l’evento organizzato da PR Comunicare il Vino di Riccardo Gabriele, dove Maria Ida e Salvatore insieme ai loro figli Maria Cristina e Francesco ci hanno raccontato, attraverso una selezione di vini, l’azienda storica: Villa Matilde.
Mata Rosé spumante metodo classico (100% Aglianico)
Note di fragola e susina si accompagnano a profumi di pietra focaia, una bolla fine e strutturata rendono il sorso dinamico e ricco, che chiude su note di fragola e pesca.
Falerno del Massico 2020 bianco DOP (100% Falanghina)
Affinamento delle uve in anfore di terracotta e cocciopesto regalano al vino quella facilità di beva che lo rende interessante sopratutto per le giovani generazioni. Note fruttate e di pietra focaia si acconpagnano ad un sorso dinamico e sapido, per terminare su note di fragola.
Vigna Caracci 2017 Falerno del Massico DOP (100% Falanghina)
Un’eccezionale interpretazione di questo vitigno da parte dell’azienda, le uve svolgono una fermentazione in anfore di terracotta e una parte in legno, poi affinamento di 3 mesi sulle fecce prima di essere messo in bottiglia per diversi mesi.
Un vino che ci mostra di che pasta è fatto non appena avviciniamo il naso al bicchiere, note fumé anticipano profumi floreali e frutta a pasta bianca. L’assaggio conferma le prime sensazioni, ricco, dinamico, sapido, profondo, per terminare con una leggera nota di mandorla. Un vino in grado di accompagnare anche piatti strutturati.
Falerno del Massico 2017 rosso DOP (80%Aglianico – 20% Piedirosso)
Ritroviamo quelle note fumé presenti negli altri vini assaggiati, poi ciliegia, susina, spezie e profumi floreali anticipano ricchezza nel sorso ben sorretta da un tannino mai troppo invadente.
Vigna Camarato 2011 Falerno del Massico Rosso DOP (80%Aglianico – 20% Piedirosso)
Le uve che danno vita a questo vino provengono dalle vigne di 50 anni ubicate nella tenuta collinare di San Castrese alle falde del Vulcano spento di Roccamofina. Dopo una fermentazione sulle vinacce per 25 giorni , questo vino affina per 18 mesi in barriques di diverso passaggio, per poi continuare un ulteriore affinamento in vetro per ulteriori 18 mesi.
Una nota di smalto apre le danze che poi continuano con profumi speziati e di frutta rossa matura. Un tannino setoso e ben presente incornicia un sorso elegante ma deciso, evidenziando a chi lo beve da quale territorio proviene.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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