Unionbirrai, l’associazione di categoria che riunisce i piccoli produttori indipendenti di birra presenti sul territorio italiano, ha presentato “Indipendente Artigianale” il marchio a tutela della birra artigianale italiana.
Il simbolo già apponibile su bottiglie e confezioni degli associati, non vuole essere una certificazione di qualità del prodotto, ma un riconoscimento dell’indipendenza del produttore ed artigianalità del prodotto. Unionbirrai farà utilizzare questo marchio a quei birrifici associati di cui sia verificata la rispondenza ai requisiti della legge 28 luglio 2016 n.154 (è inoltre possibile che in seguito Unionbirrai darà la possibilità di utilizzo del marchio anche a produttori non associati ma che rispettino la suddetta legge).
La legge 28 Luglio 2016 n.154 stabilisce che la birra affinché possa essere definita artigianale deve sottostare contemporaneamente ai seguenti requisiti:
- Non pastorizzata e non microfiltrata
- Produzione max 200.000 Hl/anno
- Prodotta da piccoli birrifici indipendenti
(testo Art. 35:
Denominazione di birra artigianale 1. All’articolo 2 della legge 16 agosto 1962, n. 1354, dopo il comma 4 e’ aggiunto il seguente: «4-bis. Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione. Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprieta’ immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantita’ di birra prodotte per conto di terzi».
Inoltre si intende per birrificio indipendente quello che sia legalmente ed economicamente svincolato da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.000 hl, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi.)
Unionbirrai associazione che conta oggi ben 325 produttori, è nata nel 1999 nei primi anni di una crescita che potremmo definire esponenziale dei piccoli birrifici in Italia.
Attualmente si contano ben 855 birrifici indipendenti ubicati in modo quasi uniforme in tutta la penisola italiana. Questa evoluzione avvenuta in un arco temporale ristretto, appena 20 anni, secondo il parere del direttore generale di Unionbirrai Vittorio Ferraris di Unionbirrai, ha attirato l’attenzione dell’industria della birra, principalmente per curiosità, visto che i numeri di ettolitri prodotti da tutti i birrifici italiani artigianali sono un inezia rispetto alla produzione della grande industria birraia. Ma ha comunque generato, sempre secondo Vittorio Ferraris, un processo che ha spinto l’industria ad acquisire birrifici indipendenti (la Birra del Borgo ne è l’esempio principe visto che è stata acquistata dal colosso mondiale AB Inbev) o a produrre prodotti che in un qualche modo potessero esser riconducibili alla birra artigianale.
Hanno preso così piede quelle birre, che Unionbirrai definisce Crafty, che appaiono al consumatore inesperto, birre artigianali a tutti gli effetti ma che non lo sono completamente in quanto non rispondono appieno a tutti i requisiti previsti dalla legge.
Per questo il marchio introdotto da Unionbirrai dovrebbe avere principalmente lo scopo di fornire al consumatore quelle specifiche che gli permettano di fare una scelta consapevole e libera.
Ci preme ribadire che questo marchio non tutela affatto la qualità e non entra affatto nel metodo di produzione della birra artigianale, che, salvo i paletti stabiliti dalla legge (non pastorizzata nè microfiltrata e prodotta in quantità inferiore ai 200 mila ettolitri), può essere realizzata in diversi e disparati modi.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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