Siamo nel 1845 presso Macouba, all’estremo nord dell’isola di Martinica, di fronte al canale di Dominica attraverso il quale i francesi approdano fin dal loro primo ingresso nel 1635. I barili di rhum delle varie distillerie galleggiano nell’insenatura di Grand-Rivière, prima di essere caricati in nave e raggiungere il Vecchio Continente. Per poterle distinguere l’una dall’altra, le botti sono contrassegnate con una sigla dipinta. Quelli della tenuta Fonds-Préville, fondata nel 1790 da Antoine Leroux-Préville, hanno una firma in bianco con la scritta J.M. dal nome del proprietario del podere, Jean-Marie Martin.
È l’inizio della storia del brand di J.M., avvenuta centottanta anni fa.
Nel 1913 l’industriale Gustave Crassous de Médeuil, che già possedeva la tenuta di Bellevue, acquistò anche quella di Fonds-Préville, trasformandola in un unicum.
L’attuale distilleria è del 1949 e ha 300 ettari di piantagione dei quali la metà, vale a dire 150 ettari, dedicata alla coltivazione canna da zucchero di tre varietà: canne rouge (B64), canne bleue (B69), canne paille (R570); l’altra metà a banane quasi interamente destinate all’esportazione.
La prima etichetta di rhum imbottigliato con il nome del brand esce nel 1984.
Infine nel 2002 il gruppo Bernard Hayot, titolare del rhum Clément, diviene il proprietario dell’habitation, tra i pochi rimasti in Martinica in tal senso.
Infatti, nel 1880 in Martinica domiciliavano circa 500 distillerie che producevano rhum, a partire proprio dagli zuccherifici, ed erano concentrate principalmente attorno a Saint Pierre, ai pendii del Mont Pelée, la cui eruzione dell’8 maggio 1902 passò alla storia con le sue 29.000 vittime.
Quando la fillossera distrusse i vigneti in Francia, i parigini ebbero bisogno di un altro distillato per sostituire il loro amato cognac. È importante tenere presente che la fiorente industria della barbabietola aveva fatto calare la richiesta dello zucchero di canna nell’antica terra dei Galli, per contrappasso in Martinica s’inizia a produrre del rhum direttamente dal puro succo della canna, il vesou.
Ed è la prima volta che il rhum supera lo zucchero per importanza economica.
Nel 1940 le distillerie si sono ridotte a 124 e nel dopoguerra la crisi fece sì che molti distillatori fallirono, e oggi nell’isola sono attivi pochissimi produttori se rapportati al passato.
Una data molto importante è quella del 5 novembre 1996 (un caso, purtroppo, al momento isolato nel mondo del rhum/rum/ron), quando si approva l’Appellation d’origine contrôlée Martinique, con rigide regole da rispettare.
Severità che premia, e le elenchiamo tanto per rendere l’idea:
Il rhum AOC deve essere prodotto solo sull’isola di Martinica, nei 23 comuni del territorio.
Come varietà di canna sono ammesse solo quelle presenti nella lista INAO (Institut National des Appellations d’Origine), da saccharum officinarum e altre varietà antiche. Gli ibridi non sono consentiti.
Il raccolto della canna deve avvenire nel periodo 1 gennaio – 31 agosto.
Il rendimento medio non può eccedere le 120 tonnellate per ettaro.
Il valore minimo dei gradi brix del vesou deve essere 14°, PH almeno 4,7.
Non può essere utilizzato sciroppo o melassa.
La fermentazione alcolica deve compiersi discontinua, in vasche max di 500 ettolitri, aperte, per un massimo di 120 ore.
I lieviti solo quelli della specie saccharomyces.
Il succo fermentato deve avere un tenore alcolico minimo di 3,5%.
La distillazione deve prodursi in colonna continua di tipo créole, alimentata a vapore, con diametro tra 0,7 e 2 metri, con almeno 15 piatti di acciaio o di rame e una zona di rettifica composta da piatti di rame compreso tra 5 e 9.
Ulteriore rettificazione è proibita.
La gradazione alcolica di uscita deve essere compresa tra 65% e 75% a 20°C.
Il tenore minimo degli elementi volatili (non alcolici o congeneri) deve essere di 225 grammi per ettolitro anidro di alcol puro (HLAP).
Circa la maturazione, l’Aoc Martinique prevede le seguenti tipologie:
Blanc: nessun colore. Affinamento minimo di 3 mesi.
Elevè sous bois (ESB): minimo 12 mesi in legno, elementi non alcol almeno 250gr/HLAP
Vieux o VO: almeno 36 mesi in fusti con capacità <650 litri ed elementi non alcol almeno 325gr/HLAP
Très Vieux, Réserve Spéciale, Cuvée Spéciale, VSOP: almeno 4 anni.
Extra Vieux (XO): almeno 6 anni.
Hors D’Age: almeno 10 anni
Dicevamo che le distillerie di rhum in Martinica sono rimaste in poche rispetto alla moltitudine del passato, e giacché vige molta confusione su quante siano esattamente al momento, complice che alcune sono state trasferite presso altre operative, e ulteriori non producono Aoc, abbiamo pensato di fare chiarezza.
Dalle informazioni in nostro possesso la situazione dovrebbe essere la seguente.
7 sono le distillerie che producono con A.O.C. Martinique:
Depaz
Distillerie du Simon (Habitation Saint-Étienne)
Fonds-Préville (J.M)
La Favorite
La Mauny
Neisson
Saint James
4 sono gli alambicchi di distillerie che producono A.O.C. Martinique trasferite altrove:
Bally – dal 2003 a Saint James
Clément – dal 1986 a Du Simon, in seguito tra il 2024 e il 2025 presso Fonds-Préville dove sono i magazzini di maturazione
Dillon – dal 2006 a Depaz
Trois-Rivières e il suo secondo brand Duquesne – dal 2004 a La Mauny.
2 sono le distillerie senza A.O.C. Martinique perché non adeguate al disciplinare pur utilizzando il puro succo di canna:
A.1710
HBS (Habitation Beauséjour).
1 distilleria tradizionale che usa la melassa:
Galion
Il rhum J.M. è prodotto dalla distilleria di Fonds-Préville che possiede:
11 vasche di fermentazione, per una capienza totale di 23 mila litri.La fermentazione ha una durata di 24 ore ed è effettuata con lieviti selezionati.
2 colonne singole di distillazione discontinua Créole in rame che producono il distillato intorno a 72% vol., per circa 15000 litri al giorno.
2 magazzini per la maturazione con capienza di 3500 barili CON capacità da 220/230 litri DI quercia bianca americana, la maggior parte ex bourbon e in piccola parte nuove.
In Martinica la parte degli angeli, ciò che evapora ogni anno dalla botte, è molto elevata: si aggira tra 8 e 10%.
LA DEGUSTAZIONE
Abbiamo avuto il piacere di partecipare alla degustazione tenuta da Charlotte Bel, Specialist & export manager di J.M., distribuito in Italia da vent’anni da Sagna s.p.a., presso l’enoteca Del Frate che cogliamo l’occasione di ringraziare.
Menzionavamo nel titolo l’apertura del brand a prodotti pensati per la mixology, più semplici e che esulano dall’adesione di un disciplinare. Con un’attenzione alla modernità, la Maître de Chai di J.M. Karine Lassalle, ha creato la linea L’atelier des rhums utilizzando in maniera nuova le botti in maturazione, con attenzione alla tipologia del legno e dimensioni delle stesse: il risultato sono i tre prodotti immessi di recente in commercio, messi a punto grazie alla collaborazione di Joseph Akhavan, fondatore e head barman di Mabel a Parigi.
Agricole Blanc 50%
Olfatto declinato al fruttato esotico, con mango e frutto passione, poi note speziate di noce moscata e pepe bianco, vegetale e floreale, e non poteva mancare il succo di canna e gli agrumi.
Al palato è rotondo e speziato, con ritorni di lime e di altri agrumi, e con suggestioni di olive in salamoia. Lungo e piacevole nella persistenza pseudocalorica. Ottimo elemento per un drink Ti’ Punch, Daiquiri, ma anche per un Mai Tai.
L’atelier des rhums Jardin fruité 42%
(24 mesi di maturazione in rovere francese e americano)
Inizio morbido, con note di tostatura, vaniglia, legno, latte di cocco, miele, successivamente abbiamo la frutta esotica, banana flambé ananas alla griglia, frutta secca, mandorle, noci pecan e macadamia. Il palato si presenta garbato e oleoso, con ritorni fruttati e un finale lungo e speziato.
È proposto dalla casa ideale per un Highball.
L’atelier des rhums Fumée Volcanique 49%
(12/14 mesi in botti di ex bourbon)
Intensità di fumo e di caramello salato, seppur lieve e delicato, con note di miele, e speziate di anice stellato.
Al palato a dispetto della sua alcolicita rilevante è cremoso, piccante, speziato e con lungo finale affumicato.
La casa propone di adoperarlo in un cocktail in un bicchiere Old Fashioned, assieme ad amaro e Vermouth bianco in quantità pressoché simili.
L’atelier des rhums Épices créoles 46%
(36 mesi rovere francese e americano con diversa tostatura)
Olfatto morbido e fruttato, con note decise di banana, seguito da molte spezie quali noce moscata, cannella, zenzero candito, cardamomo, vaniglia, e infine note di miele.
Al palato si presenta lieve, speziato, con suggestioni di creme brûlée, e finale piccante di pepe verde.
È indicato come ideale per un Daiquiri.
Vieux Agricole Terroir Volcanique 43%
(tre anni maturazione)
Fruttato esotico, banana e ananas, spezie dolci, noce moscata, vaniglia e cannella, frutta secca, nocciola, anche in crema.
Al palato torna la nocciola, morbida e cremosa, con un pizzico di spezia piccante, in un finale caldo e persistente.
Vieux Vsop Agricole 43%
(4 anni minimo, 3 in botti ex bourbon ricabornizzate, 1 in botti di rovere americano vergini, mai usate)
Naso elegante, boisé, leggermente fruttato, più tendente al candito, e note di spezie morbide, vaniglia e cannella.
Al palato si profila confortevole, con sensazione calde e rotonde e dotato di una più che buona persistenza.
Tres Vieux XO 45% (6 anni ex bourbon)
È tratteggiato sull’eleganza olfattiva, con note leggermente acidule che suggeriscono uno yogurt alla banana, e quelle speziate di noce moscata e pepe verde, poi troviamo del boisé legato al legno, come una madia smaltata.
Al palato è veramente caldo, accogliente, con ritorni lunghissimi di spezie morbide e di agrume candito e un finale lungamente persistente e asciutto.
Pino Perrone, classe 1964, è un sommelier specializzatosi nel whisky, in particolar modo lo scotch, passione che coltiva da 30 anni. Di pari passo è fortemente interessato ad altre forme d'arti più convenzionali (il whisky come il vino lo sono) quali letteratura, cinema e musica. È giudice internazionale in due concorsi che riguardano i distillati, lo Spirits Selection del Concours Mondial de Bruxelles, e l'International Sugarcane Spirits Awards che si svolge interamente in via telematica. Nel 2016 assieme a Emiko Kaji e Charles Schumann è stato giudice a Roma nella finale europea del Nikka Perfect Serve. Per dieci anni è stato uno degli organizzatori del Roma Whisky Festival, ed è autore di numerosi articoli per varie riviste del settore, docente di corsi sul whisky e relatore di centinaia di degustazioni. Ha curato editorialmente tre libri sul distillato di cereali: le versioni italiane di "Whisky" e "Iconic Whisky" di Cyrille Mald, pubblicate da L'Ippocampo, e il libro a quattordici mani intitolato "Il Whisky nel Mondo" per la Readrink.
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