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Bolgheri: il rosso che racconta l’eleganza della costa

Tra forza mediterranea e brezze marine, Bolgheri racconta oggi un volto nuovo dei suoi rossi. Non più solo potenza e concentrazione, ma freschezza, equilibrio ed eleganza sorprendente. Una degustazione che attraversa cantine e terroir per scoprire la vera anima del Bolgheri Superiore.

Lo ammetto: mi sono avvicinata a Bolgheri con una lieve punta di scetticismo, non verso la sua fama ormai indiscussa, ma piuttosto pensando alle ultime annate calde, a quel rischio di eccessiva concentrazione che il sole generoso e il clima mediterraneo potevano portare nei calici. Mi domandavo se fosse ancora possibile trovare, accanto alla ricchezza materica, quella finezza sottile e verticale capace di rendere un vino davvero memorabile.

Eppure, degustazione dopo degustazione, Bolgheri mi ha sorpresa e conquistata. Ho trovato una freschezza viva e vibrante, una maturazione fenolica impeccabile persino in varietà più esigenti e capricciose come Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e soprattutto Petit Verdot — quest’ultimo quasi abbandonato perfino all’estuario della Gironda, sua terra natale, per le difficoltà di maturazione (così tardivo da giungervi persino dopo il Cabernet Sauvignon), ma che qui sembra aver trovato un luogo d’elezione. Ho scoperto un uso del legno misurato, moderno, mai invadente: non una voce che sovrasta, ma un sussurro discreto che accompagna e lascia parlare il varietale, il terroir.

Questa è stata la mia più grande sorpresa a Bolgheri: la capacità dei produttori di coniugare ricchezza e grazia, calore e freschezza, potenza e armonia, scrivendo un racconto che porta la firma inconfondibile di questa terra.

Oggi il nome Bolgheri è sinonimo di eccellenza e prestigio, eppure non è sempre stato così. Per lungo tempo queste campagne venivano considerate più adatte alle patate che alle viti, e i vini locali non godevano di fama memorabile. Poi la storia cambiò, grazie all’intuizione del Marchese Mario Incisa della Rocchetta, che negli anni ’40 decise di piantare Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc a Castiglioncello di Bolgheri. La sua visione, supportata dall’enologo Giacomo Tachis, portò alla nascita del Sassicaia e con esso a una vera rivoluzione del vino italiano.

Il territorio autorizzato per la produzione della DOC Bolgheri coincide con il comune di Castagneto Carducci, esclusa la fascia litoranea oltre l’Aurelia. Un anfiteatro naturale che guarda il mare e respira la macchia mediterranea, protetto alle spalle dalle Colline Metallifere. I suoli sono un mosaico complesso di origini diverse: sabbie e argille marine verso la costa, depositi fluviali con ciottoli e ghiaie in pianura, flysch calcareo e rocce vulcaniche sulle colline più alte. Altitudini variabili dai 10 ai 380 metri e un microclima unico: venti marini che rinfrescano oltre 250 giorni l’anno, temperature medie più basse rispetto ad altre zone costiere, precipitazioni ben distribuite. Tutto concorre a una viticoltura di equilibrio e continuità qualitativa.

Un altro tratto distintivo è la convivenza virtuosa tra grandi tenute storiche e piccole aziende familiari, tra nomi ormai di fama internazionale e giovani vignaioli. È proprio questo intreccio di esperienze, visioni e dimensioni a rendere Bolgheri un laboratorio enologico vivo, capace di innovare senza perdere autenticità.

Ed è da qui che inizia il mio viaggio tra alcune etichette di Bolgheri Superiore DOC, vini che hanno saputo stupirmi e conquistarmi con la loro forza espressiva.

Grattamacco – Bolgheri Rosso Superiore 2021

Grattamacco è un nome che appartiene di diritto alla storia di Bolgheri. Fondata nel 1977 da Piermario Meletti Cavallari, fu la seconda cantina a credere nella vocazione di queste terre, subito dopo San Guido, e la prima a intuire e imbottigliare il potenziale di un Bolgheri Rosso. Una visione pionieristica che ha aperto la strada a un’interpretazione diversa della costa toscana, capace di unire la potenza dei vitigni internazionali alla grazia mediterranea del territorio. Oggi la cantina è parte del Collemassari Wine Estates di Claudio Tipa, ma ha conservato quello spirito originario di ricerca e identità territoriale.

I vigneti si distendono tra i 100 e i 200 metri di altitudine, in una posizione privilegiata che guarda il mare e al tempo stesso respira i boschi e la macchia mediterranea. I suoli sono poveri e complessi: un substrato di argille ricche di sodio a cui si unisce il disfacimento del flysch. Un mix geologico che impone radici profonde e regala ai vini la loro caratteristica tensione minerale. Qui il vento, il sole e le escursioni termiche creano l’habitat ideale per la maturazione fenolica di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Sangiovese, che compongono il blend storico della tenuta.

Il Bolgheri Rosso Superiore 2021 si presenta nel calice in un rubino vivo dai riflessi amaranto, limpido e luminoso. Al naso l’incipit è immediatamente seducente: lavanda e rosa conducono a note più dolci di vaniglia e carrube, che lentamente evolvono in un respiro più scuro e profondo, fatto di incenso selvatico e tocchi balsamici. Il frutto si fa scuro, cassis in particolare, che trova nel corredo speziato sottile e preciso una cornice di grande eleganza. Questa progressione aromatica è figlia del terroir e della vinificazione calibrata, dove l’affinamento in legno dosato accompagna senza sovrastare, lasciando esprimere la purezza varietale.

All’assaggio il vino mantiene la promessa. L’ingresso è fresco, animato da una acidità fruttata che dà ritmo e verticalità, e trova un dialogo armonico con un tannino di grana finissima, centrale, setoso, di rara precisione estrattiva. La trama tannica, pur presente, non graffia: sostiene e accompagna il sorso in un crescendo equilibrato. Il finale si distende lungo, saporito, con vibrazioni minerali e una scia salina che richiama con chiarezza la vicinanza del mare.

Il Grattamacco 2021 è un vino che affascina per la sua capacità di unire energia e grazia, verticalità e profondità. È una bottiglia che non si limita a rappresentare Bolgheri, ma ne racconta la veste più pura e sorprendente: quella di un territorio che, tra luce mediterranea e respiro marino, ha saputo trasformare i vitigni internazionali in un linguaggio di eleganza tutta toscana.

Marchesale – Bolgheri Superiore 2022

La Fattoria Terre del Marchesato è una realtà profondamente legata alla storia di Bolgheri. Nasce negli anni ’50, quando Emilio Fuselli, nonno dell’attuale proprietario Maurizio, acquistò le prime terre dai Della Gherardesca. Da allora il percorso è stato quello di una crescita costante, alimentata da radici familiari solide e da un rapporto intimo con la vigna, fino a diventare oggi un’azienda che unisce tradizione contadina e spirito contemporaneo.

La filosofia aziendale punta su un’agricoltura rispettosa, vinificazioni pulite e un uso del legno sempre calibrato, con l’obiettivo di esaltare il carattere fruttato e floreale dei vitigni internazionali.

I vigneti di Terre del Marchesato si distendono nella fascia intermedia di Bolgheri, in una posizione privilegiata che forma un ideale triangolo incastonato tra Tenuta Antinori (Guado al Tasso), Tenuta San Guido (Sassicaia) e Ornellaia. Questa zona, conosciuta come Le Ferruggini, deve il suo nome all’abbondanza di ferro nei suoli, che insieme a un impasto equilibrato di argilla, sabbia e limo, offre alle viti un ambiente unico: potenza e struttura da un lato, freschezza e finezza dall’altro. È qui che nasce l’identità più autentica dei vini del Marchesato, sintesi di una geologia generosa e di un terroir capace di imprimere carattere e riconoscibilità.

Il Bolgheri Superiore 2022 si offre alla vista in un rubino fitto con sfumature amaranto. Il naso si apre con una trama floreale delicata di lavanda, rosa e viola, che riporta a ricordi dolci, quasi di caramelle alla violetta. Emergono poi il frutto scuro, con cassis e mora di gelso, impreziositi da un tocco di vaniglia bourbon e da spezie leggere come il pepe bianco. Sullo sfondo si muovono note di sottobosco e macchia mediterranea, a testimoniare il legame col territorio.

In bocca l’ingresso è fresco e deciso, sorretto da un’acidità fruttata che dona ritmo e slancio. Il tannino è ben presente, ma sempre di trama fine. La chiusura si rivela sapida, lunga e avvolgente, con ricordi di cioccolato e nocciola, che aggiungono morbidezza e profondità al sorso.

Marchesale 2022 è un vino che racchiude l’anima familiare e autentica di Bolgheri: un rosso elegante e sincero, che unisce calore mediterraneo e precisione tannica, tradizione contadina e vocazione internazionale.

Dario Di Vaira – Bolgheri Superiore DOC

Quella di Dario Di Vaira è una storia personale e autentica. Terza generazione di una famiglia arrivata a Bolgheri negli anni ’50 dal Molise, Dario ha deciso di firmare con il suo nome i vini prodotti, come dichiarazione di responsabilità e autenticità. Dopo studi in agraria e viticoltura ha scelto di tornare alle vigne familiari per costruire un progetto personale: un Bolgheri artigianale, curato in ogni dettaglio, pensato per raccontare il territorio con voce chiara e senza compromessi.

I vigneti, condotti con attenzione maniacale, crescono su terreni sabbiosi e argillosi, arricchiti da depositi fluviali che donano complessità aromatica e struttura. La vinificazione segue principi rispettosi, con fermentazioni naturali e affinamenti misurati, volti a preservare l’identità varietale.

Nel calice il Bolgheri Superiore si mostra in un rubino luminoso dai riflessi carminio. Il naso si apre su un ventaglio complesso e stratificato: ciliegia ferrovia e cassis introducono subito l’impronta fruttata, seguiti da note di mirtillo e da una tessitura speziata e balsamica di rara finezza. Qui si intrecciano sandalo, anice, noce moscata, incenso, radice di liquirizia, per poi lasciare spazio a ricordi floreali di lavanda essiccata e caramella alla violetta. Un naso ampio, dinamico, che riflette sia il carattere del terroir sia la mano artigianale del produttore.

All’assaggio l’acidità fruttata si conferma vibrante e sostiene un tannino più presente e ruspante, ma elegante, con trama fine e grande potenziale evolutivo. La progressione gustativa è sapida, decisa, e si chiude su echi di cioccolato, a ribadire profondità e persistenza.

Il vino di Dario Di Vaira è un racconto sincero: non cerca di uniformarsi, ma si esprime con schiettezza e personalità, incarnando il lato più artigianale e identitario di Bolgheri.

Donna Olimpia 1898 – Millepassi Bolgheri Superiore DOC

Donna Olimpia 1898 è una tenuta che unisce storia e modernità. Prende il nome da Olimpia Alliata, che sposò Gherardo della Gherardesca proprio nel 1898, e porta oggi la firma di Guido Folonari, erede di una delle famiglie che hanno scritto capitoli fondamentali della viticoltura italiana. La tenuta si estende per oltre 60 ettari (di cui 45 piantati a vigneti) tra Bibbona e Castagneto Carducci, su terreni pianeggianti che guardano il mare e godono di venti costanti, microclimi unici e suoli sabbiosi misti ad argille e ciottoli, capaci di donare complessità e ricchezza ai vini.

Il Millepassi, prodotto solo in selezione accurata, è una delle etichette simbolo della cantina. La vinificazione prevede raccolta manuale, fermentazioni in acciaio a temperatura controllata e un affinamento di 24 mesi in barrique (50% nuove e 50% di un anno), seguito da 6 mesi in bottiglia. Una scelta che mira a unire opulenza e raffinatezza, modernità e legame col terroir.

Nel calice il Millepassi si presenta in un rosso rubino intenso e brillante. Il naso è ampio e generoso, con una trama che intreccia frutto e spezie: cassis, mora di gelso, mirtillo e prugna si combinano con la ciliegia sotto spirito, arricchiti da lavanda essiccata, chiodo di garofano, alloro e cenni di china. Un bouquet ricco, dal respiro internazionale, che trova però equilibrio e misura nei ritorni balsamici.

All’assaggio il vino si conferma pieno e armonico, con un’acidità fruttata che regala slancio e un tannino levigato, già maturo e avvolgente. Il finale è sapido e persistente, con un’eco di frutta secca che accompagna a lungo il ricordo.

Il Millepassi è un vino che interpreta Bolgheri con respiro moderno e sguardo internazionale, ma non perde mai il legame con il suo territorio. È ricco, elegante e complesso: un rosso che conquista per la sua capacità di unire potenza e misura, mediterraneità e finezza.

Conclusioni: le molte anime di Bolgheri Superiore

Ogni vino incontrato è stato come una voce diversa nello stesso coro, e insieme hanno disegnato la polifonia di Bolgheri.

Grattamacco incarna la verticalità minerale e austera delle colline; Marchesale traduce la passione familiare in eleganza; Dario Di Vaira racconta l’energia giovane e artigianale di chi mette sé stesso in ogni calice; Donna Olimpia svela un’anima internazionale, ricca e moderna, capace di dialogare col mondo.

Se qualcosa unisce queste differenze, è la capacità di Bolgheri di sorprendere con la sua freschezza inattesa, con la precisione tannica e con quella fusione tra potenza e grazia che è ormai la sua firma più autentica.

 

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Laureata in Cultura e Stilismo della Moda e sommelier AIS, da sempre ha fatto della scrittura il modo più naturale per descrivere le sue emozioni. Con i piedi ben piantati in vigna e lo sguardo sempre curioso, vive il mondo con eccentricità gentile, cercando in ogni dettaglio quella scintilla capace di trasformarsi in racconto. Per lei, un calice è come un libro, che legge e racconta con umiltà. Scrive come cammina tra i filari: con rispetto, meraviglia e una sana dose di autenticità. Le sue parole non vogliono spiegare, ma far emozionare e magari, per un attimo, far tornare chi legge a sentirsi a casa.

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