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Sicily on Wine 2025 – Piccoli produttori alla ribalta parte prima: il banco d’assaggio

Sicily on Wine, iniziativa organizzata da Sicindustria e Wonderfood Comunication, è una missione di incoming e di business to business, che ha lo scopo di connettere i produttori di vino siciliani con acquirenti internazionali e giornalisti. Lo scopo è di creare l’opportunità per i produttori di incontrare sia potenziali acquirenti provenienti da tutto il mondo che dei comunicatori del vino. L’evento fa parte di una strategia a più ampio respiro, per promuovere non solo il settore vitivinicolo siciliano, ma in generale ogni attività commerciale sviluppata in questa splendida isola.

Abbiamo partecipato alla prima edizione tenutasi a Chiusa Sclafani, città con quasi 2500 abitanti, arroccata a circa 650 metri di altitudine nello spartiacque tra la Valle del Belìce (con orgoglio qui si rivendica che l’accento cada sulla “I”) e la Valle del Sosio.

L’area della Valle del Belìce è contesa tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento, terra di oliveti e di vigneti che assecondano sinuosamente le dolci forme delle colline che alla vista del viandante appaiono estendersi all’infinito, imprimendo un senso di serenità e distensione.

L’origine del nome di Chiusa Sclafani deriva dall’unione di due termini:  il primo nel Medioevo indicava un luogo delimitato e difeso, in sostanza una fortezza, e Sclafani è il cognome della famiglia di origine germanica arrivata in Sicilia coi Normanni, di cui faceva parte il conte Matteo, ritenuto il fondatore del borgo attorno al 1320.

Presso il Monastero dei Padri Olivetani, nel quartiere più antico del paese chiamato Barrere, una costruzione edificata nel suo nucleo originario come monastero benedettino alla fine del XV secolo che aderisce agli Olivetani nel 1655, erano presenti 21 aziende provenienti dall’intera Sicilia. Realtà di piccole dimensioni, con non oltre le 100.000 bottiglie annue di produzione, ma spesso di quantità molto inferiore.

Per rendere evidente la pluralità e l’estensione dei produttori partecipanti all’evento, li elenchiamo in ordine alfabetico con affianco il paese di provenienza:

Baglio Bonsignore – Naro (Ag)

Baglio Carrubba – Contessa Entellina (Pa)

Barbera Cantine – Menfi (Ag)

Calcagno – Passopisciaro (Ct)

Caravaglio Antonino – Malfa (Me)

Curto – Ispica (Rg)

Domini Mediterranei – Palermo

Grottafumata – Trecastagni (Ct)

Guccione Francesco – Monreale (Pa)

Le Casematte – Messina

PietraCava Cantina – Butera (Cl)

Porta del Vento – Camporeale (Pa)

Possente – Alcamo (Tp)

Pupillo Cantine – Siracusa

Riofavara – Ispica (Rg)

Serra Ferdinandea – Sambuca di Sicilia (Ag)

Tamburello Salvatore – Poggioreale (Tp)

Tenuta Stoccatello – Menfi (Ag)

Terre di Gratia – Camporeale (Pa)

Terre Garcia 1951 – Poggioreale (Tp)

Vigneti Verzera – Messina.

Insomma, abbiamo fin da subito pensato che la proposta fosse tutt’altro che “Chiusa”, viceversa ricca e diversificata, come vedremo, anche nelle conduzioni convenzionale, biologico, biodinamico.

Tenendo conto che alcune aziende sarebbero state oggetto di visita nei due giorni successivi, ci siamo concentrati su una gran parte delle restanti.

BAGLIO BONSIGNORE

A poca distanza dalla Valle dei Templi, 8 km dal mare e 12 km da Agrigento, l’azienda nasce 10 anni fa. In 12 ettari vitati si producono sei vini a base di Grillo, Nero d’Avola (anche rosato), Syrah. La produzione annua è attorno alle 40/50.000 bottiglie. Molti i vini interessanti, ci soffermiamo principalmente su due di essi.

Cuburro Riserva 2021 a base di Nero d’Avola (18 mesi in barrique di secondo passaggio) con aromi intriganti di piccola frutta rosa, mora ad esempio, macchia mediterranea con rosmarino in evidenza, pienezza gustativa e morbidezza. Ottima anche la persistenza.

Syrah il Petricore 2022 vinificato in acciaio e macerazione di otto giorni. Note di bacche rosse e spezie dolci, avvolgente e morbido, con sorso dinamico e delicati tannini.

BARBERA CANTINE

All’anagrafe l’azienda ha un centinaio di anni, poiché la famiglia Barbera coltiva le vigne da tre generazioni nella Tenuta Belicello presso Menfi, ma la conduzione attuale è quella di Marilena e inizia al suo rientro in Sicilia e alla sua nuova vita. A partire dal 2009 vinifica interamente da sola i 15 ettari vitati (più 5 ad oliveto), per produrre dalle 35.000 alle 50.000 bottiglie all’anno in conduzione biodinamica.

Difficile fare una selezione tra i vini assaggiati  (il tempo tiranno ci ha impossibilitato di testarli al completo, come avremmo voluto), ognuno pulito, piacevole e di facile beva, a dispetto di chi si ostina a sostenere che i vini di questa tipologia di gestione hanno sempre dei difetti, puzzette, volatile eccessiva. Siamo pertanto nella triste condizione di menzionarli tutti, poiché a nostro parere è stata la rivelazione della kermesse. Aveva ragione quaranta anni fa il buon Marco Ferreri, quando intitolò il suo film: Il futuro è donna.

Tivitti 2024 è un Inzolia profumata e aromatica, con gradevoli toni gessosi, sapidi e minerali. Sorso scorrevole nei toni agrumati e ancora minerali.

La Bambina 2020 è un rosato da Nero d’Avola (60%) e Frappato (40%) che a dispetto del lustro di età è vivo e fresco, pieno, minerale, glicerico e rotondo.

Arèmi 2023 è un Catarratto superiore con una settimana di macerazione, vinificazione in botte da 10 ettolitri e 14 mesi sur lie in vasche di ceramica. Scented direbbero gli anglosassoni, fresco, con toni di cera d’api e cipria, persistente e morbido.

Ammàno è uno Zibibbo raccolto nel 2023 con pienezza d’uva, fragrante e marino. Godibile con il palato piacevolmente monopolizzato dalla freschezza di una rosa appena colta.

Lu Còri 2023 è un Nero d’Avola colmo di un succo di mora sapida, mirtillo pastoso, e sensazioni legate al marino, di cucunci, con una  appagante succulenza fino in fondo del palato.

Ciàtu 2021 è il “respiro” in siciliano dell’Alicante, vinifica un anno in botte da 70 ettolitri. Aromatico, arancia sanguinella e altra frutta rossa. Sostanzioso, pieno e allo stesso tempo sottile ed elegante, si chiude con una amarena attraente.

Coda della Foce 2016 Riserva. In origine era un blend di Merlot e Petit Verdot, per l’amore dei vini francesi di Pietro Barbera, padre di Marilena. Poi venne aggiunto il  Nero d’Avola come terzo vitigno che crebbe in percentuale col passare degli anni, e infine sostituì del tutto il Merlot. Marilena va addirittura oltre, e ora il vino è interamente a base di Nero d’Avola che dopo una macerazione di due settimane in acciaio dove avviene la fermentazione spontanea, anche malolattica, vinifica un anno in tonneau di rovere, e dai tre ai cinque anni in botti grandi di Slavonia non tostate.

Imperante succosità, pienezza agrumata, arancia sanguinella, amarena in confettura, mirtillo, macchia mediterranea, humus e sottobosco, cioccolato al latte, caramella di rabarbaro e china. Palato pieno e rotondo, persistente, e dotato di eleganti e setosi tannini.

CALCAGNO

Siamo sull’Etna, versante Nord, a Passopisciaro, in una azienda attiva da quattro generazioni che a partire dal 2006 imbottiglia per conto proprio le circa 40.000 bottiglie l’anno per 6 ettari vitati. Dei vini della famiglia Calcagno, piacevoli, convincenti ed estremamente diversificati per via delle contrade in grado di creare espressioni con differenti personalità, ci hanno colpito soprattutto:

Etna Bianco superiore Primazappa 2021, per la sua eleganza e morbidezza, gestione del legno sapiente, mineralità e persistenza.

Etna Rosso Arcuria 2020, vino raffinato lavorato in sottrazione, morbido e di gran beva, con una persistente fragolina di bosco, note di sottobosco, e di macchia mediterranea.

Etna Rosso Feudo di Mezzo 2020, proveniente da un terreno roccioso ci è sembrato il vino più interessante aziendale, un capolavoro di grip e di sorso in progressione, dotato di lunga persistenza in toni eleganti di bacca rossa e macchia mediterranea.

CARAVAGLIO ANTONINO

Situato a Malfa nell’isola di Salina, Antonino con studi di agraria, inizia nel 1992 con appena 2.5 ettari di vigneto, ora divenuti 14. La missione (compiuta) è quella di valorizzare la Malvasia delle Lipari in versione secca, ma produce anche dei vini da uve rosse, uno dei quali ci ha conquistato. Aderisce alla FIVI  (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti). Le fermentazioni sono spontanee. Nove le etichette prodotte per un totale di 70.000 bottiglie annue circa.

Occhi di Terra 2023 è una Malvasia macerata per dieci giorni, rotonda, con frutta a polpa gialla, toni mielati e iodati e con buona acidità.

Infatata 2024 è una Malvasia di spessore, fruttata, con sorso agile, minerale e di estrema eleganza.

Scampato 2021, a piede franco per via del suolo sabbioso che ha impedito alla fillossera di attecchire: pericolo scampato. Vino prodotto a partire dal 2019, a base di Corinto Nero, molto intenso, penetrante, scuro e polposo, carico di frutta rossa, arancia sanguinella, note iodate, e con un intrigante e persistente finale di macchia mediterranea.

CURTO

È un’azienda agricola in Val di Noto a Ispica, una delle più antiche cantine di Sicilia, datata perlomeno 1670. In 20 ettari di vigneti si producono circa 60.000 bottiglie l’anno per sette referenze, con Nero d’Avola, Inzolia e Syrah. Due vini ci hanno particolarmente colpito, entrambi proposti con una maturazione di tutto rispetto.

Fontanelle Riserva 2016 a base di Nero d’Avola proveniente da un vigneto di 55 anni con una resa di circa mezzo chilo per pianta, macerazione di 15 giorni, in seguito circa 8 mesi in barrique e quanto meno 2 anni di bottiglia. Intensa e persistente la presenza della piccola bacca rossa, toni scuri, ciliegia ben matura, anche in confettura, morbido, profondo e durevole, con sensazioni di macchia mediterranea.

Krio 2016 Syrah in purezza, medesima vinificazione del Fontanelle. Frutta rossa ben matura, liquirizia, pieno e morbido, con spezie dolci e tannini setosissimi. Un supersicilian che conquista, senza giungere ad essere muscolare.

GROTTAFUMATA

È stato un passaggio da sommelier a produttore quello di Mauro Cutuli avvenuto nel 2017 con la prima annata in commercio del proprio vino due anni dopo. In 4 ettari si producono 12.000 bottiglie all’anno per quattro etichette. Siamo sull’Etna, a Trecastagni, nel lato Sud del vulcano. Grottafumata produce vini con fermentazione spontanea, due rossi, uno a base Nerello Mascalese e un’altro con Grenache, e due bianchi da Carricante, secco il primo un pet nat pas dosé il secondo, tutti corretti e ben eseguiti. Indugiamo sui bianchi poichè non saremmo sorpresi in futuro che il Carricante prodotto alle pendici dell’Etna acquisisca un’importanza ancor maggiore di quanto gia abbia.

Etna Bianco doc Lato Sud 2022 Carricante 80% Zu Matteu 20%, vinificato in acciaio con quatttro giorni a contatto con le bucce.

Viva intensità aromatica, note fruttate di mela dolce e matura, floreale e mineralità. Corpo pieno, grasso, glicerico, morbido e molto persistente in note sapide.

Giulè 2024. Il nome è la crasi dell’inizio dei nomi dei figli gemelli di Mauro, vale a dire Giulia e Leda. Metodo ancestrale, non filtrato e pas dosé, con la stessa composizione dei vitigni dell’Etna bianco.

Sentori di frutta succosa, fragrante di mele golden e albicocca molto stuzzicanti. Sorso citrino, piacevolmente carbonico e sapido, un vino gastronomico con un finale di un amaricante avvicente, dovuto al Zu Matteu un vitigno così chiamato localmente, biotipo del Carricante assimilabile e parente del Palomino.

GUCCIONE FRANCESCO

Non possiamo dire che sia stata una rivelazione, poiché conoscevamo alcuni dei suoi vini da tempo, per noi la novità è stata incontrarlo finalmente di persona. Se è sempre importante aver l’occasione di scambiare due parole con chi il vino lo produce, in questo caso cogliere l’attimo diventa necessità imprescindibile: Francesco Guccione difficilmente si sposta dalla Sicilia poichè si ostina a effettuare la lavorazione del vino interamente da solo, trascurando l’altro suo amore: la vela. Nel Feudo di Cerasa esteso per 500 ettari presso Monreale, gli avi di Francesco coltivavano essenzialmente cereali. L’uva si trasformava in vino solo per il proprio fabbisogno. Il bisnonno, durante la Grande Guerra, decide di ampliare l’uva da vino per poterla rivendere. In seguito l’azienda passa in mano suo figlio Leoluca e infine nel 2005 comincia l’imbottigliamento in proprio da parte di Francesco in agricoltura biodinamica. Complessivamente la produzione varia di anno in anno e si attesta tra le 20.000 e le 40.000 bottiglie. Delle dieci etichette in attività abbiamo assaggiato le sette che il produttore ha portato all’evento, che anticipiamo ci hanno universalmente convinto, ed è la ragione per cui le racconteremo tutte. Vini francamente validi, dotati di grande personalità, sorbevoli, di estrema pulizia e gradevolezza (da portare ad esempio nella tipologia di conduzione), e frutto di ricerca, sperimentazione, rigore e non per ultimo di ponderazione e attesa del giusto momento di messa in commercio.

Trebbiano 2020 Terre Siciliane igt vinificato in acciaio. Sembra che con il nome di Trupiano, questo vitigno sia presente in zona fin dal xv secolo.

Su un tappeto di agrumi abbiamo delle note di cera d’api e succo d’uva, mela verde e di delicato gelsomino. Al sorso è un vino di straordinaria tensione, ricco e glicerico, morbido e di gran beva minerale.

Catarratto 2022 Terre Siciliane igt vinificato in acciaio.

Olfatto garbato ed elegante, lineare e delicato, con evidenze minerali e saline, oltre alla polpa di matura frutta gialla. Ricco e persistente di erbe aromatiche in un finale di tè verde.

Bianco di Cerasa 2021 Terre Siciliane igt (Trebbiano e Catarratto in egual misura).

Elegante e avvolgente, non è nient’altro che la somma dei due vini precedenti,quindi polpa di frutta gialla matura, agrumi, floreale di zagara e ginestra, miele, tè verde, sentori minerali, resina, e inoltre iodio e salsedine. Ricco, con tanta materia e polpa, di eccellente beva e sorbevolezza. Dangerous drinkable urlerebbero gli anglosassoni e non potremmo che confermare.

Machado 2020 rosato Terre Siciliane igt (Trebbiano, Catarratto, Perricone e Nerello Mascalese in quantità variabili).

Un Rosato del 2020? Ebbene sì e senza che si avverta della stanchezza. Vino all’olfatto ricco di piccola frutta rossa, spicca la ciliegia e la fragolina, delicate note ammandorlate, nonchè quelle minerali. Al palato è avvolgente e delicatissimo, con ritorni minerali e di bacca rossa, la fragolina diventa una di bosco e a questa si aggiunge un lampone succoso.

Rosso di Cerasa 2020 Terre Siciliane igt (Perricone e Nerello Mascalese in egual misura).

Olfatto fermamente austero, con sentori di ciliegia fresca e di fiori di mandorla, lieve nota di china. Sorso minerale, di ciliegia , di grande persistenza con un finale di rabarbaro dolce.

Nerello Mascalese 2021 Terre Siciliane igt

Elegante e soffice, frutta di bosco, lampone, mora, fragola. Sorso delicato, con ritorni di bacca rossa, sensazioni di cuoio e note di spezie dolci.

P16 2016 (Perricone) vinificato per sei anni in botti di legno usato più altri due di affinamento in bottiglia.

La P sta per Perricone, naturalmente, e il numero per il millesimo. Ma la lettera potrebbe con tranquillità identificare l’iniziale del Piemonte, perchè nel suo profilo aromatico il vino ci parla con l’accento di un grande Barolo.

Ciliegia e mora mature, anche in confettura, agrumi, cedro, arancia Sanguinella, cenni balsamici e di cuoio, sentori terrosi di humus e sottobosco. Sorso rotondo, ricco e complesso, spezie, chiodo di garofano, cannella, liquirizia e goudron, con tannini setosi e una grande piacevolezza di beva nonché persistenza.

PIETRACAVA

Nasce nel 1977 nella Contrada Chiarchiaro a pochi chilometri da Butera in provincia di Caltanisetta. Il cambio avviene nel 2006 per opera di Domenico Ortoleva, ed ora nell’azienda da 22 ettari dei quali 14 vitati, posta a 360 metri di altitudine, si producono tra le 25/30.000 bottiglie all’anno con vitigni autoctoni (Inzolia, Grillo, Catarratto, Moscato, Nero d’Avola) e internazionali (Chardonnay, Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon). Otto i vini assaggiati, ne abbiamo selezionati due.

Sofale 2024 Sicilia doc (Moscato) da un terreno di quasi un ettaro.

Profumato e aromatico, promette morbidezza, note floreali gialle, ginestra, ed erbe aromatiche, timo e rosmarino, cenni sapidi. Invece al palato è secco, vino gastronomico, di elegante rarefazione.

Manaar 2017 Riserva Sicilia doc a base di Nero d’Avola. Manaar in arabo significa faro, luce che guida. Con affinamento di 24 mesi in barrique, 12 mesi in acciaio, 12 mesi in bottiglia.

Strutturato e di grande complessità, con note di frutta a bacca rossa, mora (anche in confettura), balsamico di eucalipto, speziato di cannella, con humus del sottobosco, e cenni di grafite e tabacco biondo. Sorso pieno, rotondo, persistente, con tannini svolti non astringenti.

PUPILLO

Con Carmela Pupillo siamo alla quarta generazione di una azienda che nasce nel 1909 nella Contrada Targia a nord di Siracusa. Sarà negli anni ’80 con l’impianto del Moscato che si declina la vocazione ad essere dei moscatisti. Al vitigno ora si affiancano Cabernet Sauvignon, Nero d’Avola e pochi filari di Catarratto. Gli ettari vitati sono 14 con produzione annua di circa 60.000 bottiglie con 11 etichette dove il Moscato è protagonista in versione bianco, spumantizzato e passito. Senza nulla togliere alla qualità di questo vitigno, abbiamo apprezzato in particolar modo due espressioni del Nero d’Avola.

Podere 27 Rosato Siracusa doc spumante. Metodo classico da Nero d’Avola con 24 mesi sui lieviti.

Floreale, fruttato, pesca bianca di Leonforte, tendente all’agrume, fragolina di bosco, erbe aromatiche. Perlage sottile, la carbonica evidenzia al palato una ciliegia matura e note di gelato alla panna e fragola, panificazione, finale delicato e lievemente sapido.

Re Federico 2022 Nero d’Avola Siracusa doc. Vinificazione per il 30% della massa in barrique lievemente tostata per almeno sei mesi, il resto in acciaio.

Finezza di note di piccoli frutti a bacca rossa, ciliegia Durone di Vignola, accenni di balsamico, eucalipto, note minerali. Sorso morbido, ricco e di buona struttura, con note di liquirizia e vaniglia, erbe aromatiche, di buona persistenza. Trattandosi di un relativamente giovane Nero d’Avola, la morbidezza dei tannini, in questo caso affatto astringenti, è da manuale.

TERRE DI GRATIA

Siamo a Camporeale, a 40 chilometri a sud di Palermo, in una zona vocata del Perricone. L’azienda nasce nel 1934, ben 135 ettari dei quali solo 10 coltivati a vigneto. Grazie a Gaspare e Rosario Triolo a partire dal 2006 si vinifica in proprio in regime biologico, con 12 etichette espressioni del territorio a base essenzialmente di Catarratto e Perricone, con saldo di Grillo, Nero d’Avola, e Syrah, e 40.000 bottiglie all’anno prodotte.

27 Catarratto 2022 Monreale doc. Due anni di affinamento in vasche di cemento.

Molto intenso con note fruttate, minerali e di erbe aromatiche, e un sentore di cipria, Al palato è rotondo, pieno, con richiami alla salvia e di persistenza.

VIGNETI VERZERA

Giovanissima realtà messinese nata nel 2020 e condotta dai fratelli Stellario (detto Stelio) e Maria Luisa Verdera, situata a 200 metri di altitudine nell’antico borgo di Gesso e di fronte alle Isole Eolie, con 6 ettari di cui la metà vitati, piantati a cavallo del 2006/2008 e sole tre etichette prodotte nella terra del Faro doc con cui si gioca utilizzandolo come immagine della luce nelle 14.000 bottiglie l’anno.

Ibbisu 2024 Terre siciliane igt. Si tratta del nome messinese di gesso. Nerello Mascalese vinificato in bianco 90% Moscato bianco 10%.

Inusuale declinazione del Nerello che regala un vino intenso e profumato, con agrumi in evidenza, floreali e fruttate di pesca, e note minerali. Al palato la pesca diventa succosa, verticale e fresco con ritorni minerali per un vino sicuramente gastronomico da crudi di pesce.

Gypsos 2021 Faro doc. Il taglio è di Nerello Mascalese per il 60%, Nerello Cappuccio il 25%, il restante 15% diviso tra Nocera e Nero d’Avola. Vinificazione per 12 mesi in acciaio, 6 mesi in tonneau da 500 litri, 6 mesi affinamento in vetro. Come Ibbisu, Gypsos è il nome greco per gesso.

Un succedersi di piccola frutta a bacca rossa, ciliegia, mora, con erbe aromatiche e di macchia mediterranea. Al palato è di buon corpo e appagante, torna la bacca e delle note delicate di spezie, con tannini in fase di ammorbidimento.

 

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Pino Perrone, classe 1964, è un sommelier specializzatosi nel whisky, in particolar modo lo scotch, passione che coltiva da 30 anni. Di pari passo è fortemente interessato ad altre forme d'arti più convenzionali (il whisky come il vino lo sono) quali letteratura, cinema e musica. È giudice internazionale in due concorsi che riguardano i distillati, lo Spirits Selection del Concours Mondial de Bruxelles, e l'International Sugarcane Spirits Awards che si svolge interamente in via telematica. Nel 2016 assieme a Emiko Kaji e Charles Schumann è stato giudice a Roma nella finale europea del Nikka Perfect Serve. Per dieci anni è stato uno degli organizzatori del Roma Whisky Festival, ed è autore di numerosi articoli per varie riviste del settore, docente di corsi sul whisky e relatore di centinaia di degustazioni. Ha curato editorialmente tre libri sul distillato di cereali: le versioni italiane di "Whisky" e "Iconic Whisky" di Cyrille Mald, pubblicate da L'Ippocampo, e il libro a quattordici mani intitolato "Il Whisky nel Mondo" per la Readrink.

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