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L’ex pilota di Motocross e l’esperta di Gestione Foreste insieme per confezionare il Gin: “Casale della Montagna” è il nuovo nido di “Sicily 40°”  

Dalla scia del motore di motocross a quella di uno yatch fino ai vapori del fermentato alcolico di qualità, passando per Roma, volando tra Scozia e Inghilterra, approdando dai luoghi sacri per la creazione del whisky alle Scienze Forestali e ricomparendo nell’amata città della Sicilia che vive un fenomeno di spopolamento. Sono due i destini che si uniscono (come avrebbe recitato una nota canzone dei Tiromancino), quasi una generazione di distacco ma un’amicizia d’infanzia che strepita ed acclama il senso di appartenenza. E qui la reazione alcolica fa divampare il lignaggio di una nuova epoca gestionale, un nuovo management di Distilleria e tre varietà di Gin “ai nettari siciliani”.

L’imprenditrice Vittoria Coletta, di origini messinesi, ha fatto vincere in lei la foga e quasi lo zelo per i distillati, coltivando l’esigenza di tutelare l’ambiente e la natura, dopo aver ereditato la casetta di campagna dei nonni a Montagnareale (piccolo borgo nel Pattese) ed aprendo già un anno fa la sua Distilleria “Casale della Montagna”. Dopo un mese però vince il concorso all’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Messina come funzionario e, in coscienza, deve porre un freno alla sua mansione di produttrice, pur continuando a creare il suo mini volume inebriante. Senza dover abdicare la sua visione, in suo soccorso c’è l’ex pilota di Motocross e meccanico di yacht Jeremy Palazzolo che diventa l’attuale CEO della società, restando incollato ad un altro paesino montano in cui vive (Mazzarrà S. Andrea) e correlato a Vittoria da rapporti di famiglia e territorialità. C’è voluto un anno integrale di lavori per la struttura che ospita la Distilleria “Casale della Montagna” e che ha inaugurato domenica 8 giugno nella piazza principale di Montagnareale; con un alambicco in rame dalla capacità di 60 litri, ordinato dalle Marche (Rotavapor Büchi) per l’estrazione a freddo e con distillatore sotto vuoto, i due responsabili hanno mirato alla fabbricazione di 150 litri di prodotto e al confezionamento di 300 unità da 500 centilitri.

Tre sono le opzioni di London Dry Gin “Sicily 40°”: una Classica, una al Limone misto Interdonato e Lunario del comprensorio Pattese ed un’altra all’Arancia Amara Selvatica sempre del luogo, con fave di Cioccolato biologiche provenienti da un fornitore del nord Italia. L’imbottigliamento avviene sempre nel laboratorio, a fianco del locale distillazione (in tutto due vani di cui uno deposito). Per le materie prime di qualità, il Ginepro potrebbe arrivare pure dalla parte settentrionale della Penisola ma si preferisce sempre autoctono, poi il contenuto tutto territoriale e intenso: botaniche, cannella, liquirizia, coriandolo, angelica, foglie d’olio, pepe nero come base per tutte e tre le varianti; Lavanda e Rosmarino extra per il Classico.

Jeremy Palazzolo ha dei trascorsi da sportivo e nelle officine dei campioni e nelle aree portuali di lusso: appena 31 anni, è stato un atleta – pilota della specialità Motocross, ha iniziato la sua carriera a 11 anni fino ai 21 e si è cimentato in campionati regionali, raggranellando qualche trionfo e realizzando campionati nazionali e internazionali italiani. Successivamente, è stato reclutato come meccanico ai Mondiali di Motocross, spostando la sua quotidianità tra Civitavecchia, Roma e Santa Marinella per quasi sei anni. Non contento di tanto gas ai motori su due ruote “da duro”, Jeremy ha ottenuto la chance di apprendere anche la professione della riparazione dei motori marini, avvicinandosi così anche a casa e collaborando per la nota ditta Giordano a Furnari che si occupa di barche – yatch e del controllo vedette della Capitaneria di Porto. Il ragazzo dall’accensione facile nel cervello, come nei pedali, sostiene: “Sono balzato da un estremo all’altro… da monocilindrico dai sei cilindri in linea ai 12 cilindri ed ora ai 40 gradi alcolici”.

Vittoria, prima di assumere da un anno l’incarico regionale con cui coordina la Direzione operai della Forestale, i cantieri per lo Sviluppo Rurale e la Gestione Riserve nella Provincia di Messina quali le Eolie e il Bosco di Malabotta, è stata per un anno tra Edimburgo e Londra a soddisfare le sue velleità da distillatrice e ad imparare con veemenza formativa da autorevoli marchi e colossi del Beverage. Così, mentre si è compiuto il suo percorso universitario a Scienze Forestali a Reggio Calabria (svolgendo esami in forma di distance learning e conquistando assegni di ricerca), si è ricavata la possibilità di frequentare la prestigiosa università in Scozia all’Edinburgh Heriot – Watt, che corrisponde a Scienze Fisiche Ingegneristiche e dove ha studiato Brewing and Distllling (valido come postgraduate): unico corso del genere nell’intero Regno Unito. Contemporaneamente, ha lavorato per una stagione estiva alla Dewar’s Aberfeldy Distillery, sempre ad Edimburgo, un nome eccelso che realizza bevande alcoliche. Non si è fatta mancare di lavorare come insegnante part time nell’alta Italia. Infine, cinque mesi a Londra nella gloriosa Distilleria “Atom Brands”, dove si tessono e impacchettano Gin, Whisky, Rum e Vodka e commercializzano prodotti di altre aziende vincenti in questa Industria.

Se si vuole essere autonomi, si deve partire con qualcosa di proprio – commenta Vittoria -. Ho voluto aprire la distilleria accedendo ai cosiddetti Fondi Resto al Sud, se non fosse che dopo il mio superamento al concorso che mi ha dato la posizione odierna, ho dovuto restituire il budget in quanto il sistema di finanziamento ha queste regole. In sostanza, ho dovuto richiedere un prestito per estinguerne un altro. La burocrazia ci comanda questo. Io avevo già investito nel mio Alambicco in rame, sullo stile di quello usato millenni fa artigianale ma nulla di artigianale e con il controllo della temperatura e cominciavo a pensare alle mie piante aromatiche e alla mia campagna”. In effetti Vittoria si è data alla campagna domestica tra limoneti ed uliveti come anche per mestiere alla cura delle foreste, il verde che si infonde come “leitmotiv”.

Se si fanno trascorrere un paio di settimane, il gin diventa più rotondo al consumo e farlo maturare lo rende sempre moderno e interessante. Il design delle referenze è dello stesso Jeremy che si diletta con piglio estroso, avendo frequentato, nella scuola di istruzione superiore, il Liceo Artistico di Milazzo. “Il packaging è stato rivisitato dalla grafica ispirata agli acquerelli di un amico che aveva disegnato le etichette dell’anno scorso – rivela Vittoria -. La filosofia è distillare spesso e poco. Ma non significa che, in futuro, il quantitativo non possa aumentare”.

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Mi immergo ed entro in sintonia da Giornalista nelle storie di cibo, vino, birra, beverage, di campi di grano così come di uliveti e di prodotti agroalimentari e poi le racconto con i loro creatori e i loro territori, fornendo la curiosità e il fascino che meritano. E questo lo faccio con la predisposizione della notizia di chi è cronista del settore “bianca” (e di politica) da un ventennio ma anche conduttrice televisiva, di telegiornale e di trasmissioni TV e di rassegne artistico – culturali, enogastronomiche (anche itineranti con interviste, talk-show e promozione turistica). Degusto vino da sommelier ma lo degustavo ancora prima per passione. Organizzo eventi e mi occupo di uffici stampa e pubbliche relazioni in maniera trasversale dal sociale allo spettacolo, dalle grosse segreterie politiche a quelle sindacali, passando persino per lo sport. Sono convinta che ogni giornata bella o brutta debba concludersi con un vino superlativo nel calice adatto (MAI quello sbagliato!) che ti può fare svoltare la nottata. La libertà è anche questo e alla libertà non si rinuncia MAI, soprattutto a quella di esprimere e scrivere qualunque cosa con competenza.

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