Durante la partecipazione all’evento Regina Ribelle Vernaccia di San Gimignano Wine Fest 2025, di cui abbiamo scritto in un precedente articolo (link), abbiamo avuto modo di andare a visitare La Fattoria di Fugnano.
Un piccolo borgo che dopo la seconda guerra mondiale, era abitato in prevalenza da mezzadri e prossimo allo spopolamento, fino a quando nel 1963 venne acquistato, insieme ai i poderi che lo circondavano, dal Commendatore Andrea Pensabene, collezionista d’arte, che, lasciata la Sicilia insieme alla moglie Gina rimase talmente affascinato da queste terre, da volervisi trasferire per rigenerarsi e ridare lustro ad un territorio che, per cause di forza maggiore (la migrazione verso le città), era in forte declino.
Inizia a impiantare viti e olivi, là dove la terra era incolta da tantissimo tempo, e pian piano a produrre olio e vino, inizialmente per lo più venduto come sfuso.
Solo nel 1997 alla morte del Commendatore, la nipote Laura prende la coraggiosa decisione di abbandonare quel futuro ormai scritto da svariato tempo, lavorare come farmacista nell’attività di famiglia, e avventurarsi in un nuovo progetto, incerto ma tanto stimolante.
Prende atto delle potenzialità insite nella proprietà e nel 2002 vi costruisce la cantina. In seguito, supportata del marito consulente presso l’azienda Melini, inizia ad imbottigliare i primi vini con il marchio dell’azienda.
Ma la vera svolta la si ha nell’anno 2018 quando Laura contatta l’enologo Emiliano Falsini, nome noto dell’enologia toscana, che si appassiona al progetto che gli viene proposto e dà vita alla collaborazione con l’azienda.
Composta da un corpo centrale, il vecchio borgo completamente ristrutturato dove si trova anche la cantina, è circondato da un lato da quello spettacolare paesaggio toscano dove sulle colline fanno bella mostra le vigne e gli uliveti, mentre dall’altro è la cittadina di San Gimignano a spiccare sui filari che sembrano perdersi a vista d’occhio.
Qui la fa da padrone la Vernaccia, anche se ad essa si affiancano Sangiovese e Colorino, da cui nasce il Chianti, e vitigni internazionali come il Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah che danno vita ad un progetto fortemente voluto da Laura.
Ma il fulcro dell’azienda è proprio Laura, ben supportata dal figlio Andrea Matteuzzi e da tutto lo staff, composto da persone dinamiche, entusiaste e disponibili a dare tutto l’apporto necessario affinché l’azienda cammini senza alcun intoppo.
E grazie a loro abbiamo avuto modo di assaggiare alcuni vini della linea aziendali e le verticali delle due Vernaccia di San Gimignano che vi si producono.
Iniziamo con la Vernaccia di San Gimignano DOCG – da Fugnano, nelle annate: 2024 – 2023 – 2022 – 2021 – 2020 – 2019 – 2018.
Occorre innanzitutto notare che le vigne di Vernaccia sono poste su colline ad un’altezza superiore ai 300 metri, che gli ha permesso di soffrire meno durante quelle annate calde che negli ultimi anni si sono alternate ad altre più regolari. Iniziamo con la 2024 che nonostante sia risultata piovosa ha visto svolgere un ottimo lavoro in cantina; il risultato è un buon vino ricco ed equilibrato anche se appare non essere ancora al massimo, le annate 2023 e 2021 non ci hanno entusiasmato, mentre la 2022 esprime appieno il vitigno e il territorio, risultando fresca, elegante e di buona struttura. Tutto questo favorito da un anticipo della vendemmia e un’eccellente lavoro successivo. Sulla stessa riga l’annata 2020 ancora incentrata su freschezza ed eleganza. Purtroppo la 2019 e la 2018 non ci hanno fornito i sussulti che speravamo.
Si continua con la seconda verticale, quella dedicata alla nonna, la Vernaccia di San Gimignano DOCG – Donna Gina, con le annate: 2023 – 2022 – 2021 – 2020 – 2019 – 2018.
A differenza della Vernaccia precedente che vinifica esclusivamente in acciaio, Donna Gina, rimane sulle bucce per 2 ore per poi affinare sulle fecce in vasche di cemento per almeno 6 mesi.
Ritroviamo quello stile che ha sempre caratterizzato questo vitigno con ricchezza e accenni ossidativi che spesso prendono il sopravvento sulla freschezza che è la caratteristica dell’altra Vernaccia prodotta dall’azienda. Fanno eccezione l’annata 2021 ma soprattutto la 2020, dove accanto ad un sorso succoso ed intrigante, troviamo freschezza e sapidità.
Buone sensazioni ci giungono dal Sangiovese 2021 con un corso succoso e dinamico che ci spinge ad un’ulteriore beva.
Infine il Legàmi 2021, il vino che scaturisce dai vitigni internazionali presenti in azienda, Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah. Le percentuali del blend variano di anno in anno a seconda delle vinificazioni dei singoli vini in riferimento all’annata. Quella assaggiata la troviamo di buona fattura, con un sorso piacevole e fresco. Riscontriamo un finale incentrato su spezie dolci che ci appaiono troppo accentuate nel complesso.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enoico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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