L’azienda Rocche dei Manzoni attraverso il racconto dell’export manager Gabriele Pezzuto
L’AZIENDA
Un gioiello delle Langhe, nato dalla capacità visionaria di Valentino Migliorini, di origine piacentina, che nel 1974 fonda il Podere Rocche dei Manzoni, a Monforte d’Alba. Tra i meriti del fondatore, la prima bollicina Metodo Classico di Langa, il primo blend di Nebbiolo e Barbera in una zona dove storicamente le varietà erano state sempre vinificate in purezza, l’utilizzo di barrique per l’affinamento. Oggi a condurre l’azienda il figlio Rodolfo, 49 anni, un vero artigiano, che segue con animo talentuoso le orme del padre insieme alla moglie Roberta.
L’azienda conta 50 ettari, baciati da un contorno boschivo intatto e la ricchezza idrica data dal fiume Tanaro, per una produzione di 250 mila bottiglie, tra spumanti e rossi e il Bianco Langhe Doc.
DEGUSTAZIONE
Per iniziare a conoscere Rocche dei Manzoni, sarebbe opportuno assaggiare Valentino Brut Riserva Elena, Chardonnay in prevalenza e Pinot Nero, dai 36 ai 48 mesi sui lieviti, una beva eterea e appagante, davvero soffice, voluttuosa, molto buono.
Il Langhe Bianco Doc Tataya 2023 è un blend di uve Chardonnay e Sauvignon in percentuali variabili, che nasce da fermentazione e vinificazione in cemento, mentre il Sauvignon fa barrique con bâtonnage e poi l’assemblaggio. In bottiglia rimane almeno sei mesi. Si rivela un vino fresco, piacevole, gustoso, definito “vino da barca”, dal sorso pieno e i sentori di frutto bianco maturo e con buona mineralità. Da bere tutti i giorni.
È nel mondo dei rossi che questa magnifica realtà enoica esprime il suo meglio, sviluppando la sua produzione su terreni molto variegati, di tipo elveziano con marne grigie, brune e compatte, per vini eleganti e di grande spessore, corpo presente, tannini levigati.
Langhe Nebbiolo 2023, i sentori si concentrano su fiori scuri, in un momento successivo subentra il frutto succoso, un vino dal finale persistente e balsamico.
Barolo Docg 2021, molto pulito, lineare, passa quattro anni tra botte piccola, tonneau e poi uova di cemento. Un’annata bella che regala al vino piacevolezza e sobrietà.
Barolo Docg Perno 2020 dalla zona di Perno, Vigna Cappella di Santo Stefano, storica dell’azienda, con esposizioni a sud, sud-est, su terreni molto ricchi di sabbie particolari su base calcarea, per vini eleganti e caratterizzati da terziari in continua evoluzione. Il bouquet di profumi è ampio e avvolgente, al sorso caldo, voluttuoso, armonico, perfettamente equilibrato con tannini eccellenti.
Assaggiamo anche la 2019, ottima annata, dopo una 2018 dove il Nebbiolo ha faticato a portare avanti le due maturazioni. “Il Nebbiolo si piega difficilmente alle brame narcisistiche degli enologi”, ci ricorda Gabriele Pezzuto, export manager di Rocche dei Manzoni.
Il primo anno di questo vino è il 1993, da allora viene fatto sempre nello stesso modo, con diraspo totale, esposizione a temperature e ventilazione naturali, malolattica in acciaio, pressatura soffice. I legni sono nuovi e Rodolfo Migliorini sceglie sempre i migliori. L’introduzione delle uova di cemento consente un bâtonnage naturale, per 12 mesi. L’interventismo non è contemplato, perché il tempo è dato dall’assaggio. Il naso è morbido, con spruzzi di arancia sanguinella, evolve in piccoli frutti rossi, in bocca è coerente. La pulizia stilistica è avvincente.
Bricco San Pietro Vigna d’La Roul 2019, siamo di fronte al primo vigneto comprato da Valentino Migliorini, e questo è il Barolo del cuore. Da terreni calcarei in prevalenza, i tannini sono netti, decisi, i sentori scuri, ampio al sorso, austero, severo. Un vino di gran classe e presenza.
PianPolvere Soprano Classico 2019, vino prestigioso, tra i più ammirati al mondo, da uve selezionatissime. I sentori immediati sono di piccoli frutti rossi, mirtilli e ribes, a seguire le spezie e note mentolate. I tannini molto raffinati e il sorso ampio e finale persistente.
PianPolvere Soprano Bussia Riserva 2010, Bussia è una menzione rilevante, su una delle zone più alte dell’azienda. Vino sublime di rara eleganza, viene fatto solo nelle migliori annate e attende almeno 7 anni prima di uscire sul mercato. Le note si dispiegano in una complessità audace, dalla frutta rossa, al sottobosco fino a sentori mentolati. La speziatura sul finale molto teso, lungo e sapido per una freschezza incredibile, anche dopo tanti anni, è un vino dalla lunga vita davanti a sé.
PianPolvere Soprano Bussia Riserva 2012, l’etichetta è in carta di riso. Vino definito “carezza in un pugno” per la sua potenza elegante e di grande controllo. Un’annata cosiddetta sferica, con basse rese e altissima qualità, l’acidità qui è perfetta, molto bilanciato, il colore granato gli dona un segno inequivocabile di maturità, al naso percepiamo china, grafite, matita temperata, al sorso è pieno, con sentori evidenti di frutti rossi, sottobosco, spezie, cuoio, pellame, graduale la balsamicità. Tannini perfetti. All’estero è un boom di vendite, tra Germania, Svezia, Scandinavia, Canada e Azerbaijan.
Il nome PianPolvere deriva dall’epoca napoleonica quando qui venne costruita una polveriera, e PianPolvere Soprano, cru della sottozona Bussia, dal 1998 è di proprietà di Rodolfo Migliorini. La roccia è calcarea, ci sono limo e sasso, con un Ph alto in un ecosistema completamente biodinamico, dove sono banditi i mezzi meccanici e tutto si fa rigorosamente a mano.
Vigna Madonna Assunta La Villa Riserva 2012, ampi i sentori di frutti di bosco, ciliegia matura, sottobosco, humus, sbuffi di tabacco e cioccolato. In bocca il sorso è appagante, intenso, tannini eleganti, finale lungo.
IL BAROLO E IL MERCATO
“Chi sceglie Barolo continuerà a farlo”, conferma Gabriele Pezzuto, export manager dell’azienda che abbiamo più volte incontrato. “Non abbiamo la palla di vetro per sapere che cosa accadrà, ma sappiamo che è necessario stare vicino al consumatore, curare i buyer e aprirsi anche a nuovi mercati, che però non andranno mai a sostituirsi a quelli americani”. I vini blasonati non scenderanno di gradimento al pubblico statunitense, nonostante i dazi, ma certo “i vini di fascia medio bassa saranno quelli che subiranno maggiormente l’impatto”. “È innegabile che un prodotto come il Barolo – ribadisce Gabriele – è come un’opera d’arte, irripetibile, e come tale deve essere considerato”.
In un mondo del vino che si sta aprendo a nuove sponde, la paura delle sanzioni ha coinvolto gli amanti del buon bere, ristoratori, tendenze e mode. Al momento verrebbe da dire che “badare alla gradazione alcolica sembra quasi irrilevante, come anche guardare ai prezzi dei vini da parte di un pubblico alto spendente – commenta Gabriele Pezzuto- al quale aziende come Rocche dei Manzoni dovrebbero sempre rivolgersi. Un pubblico capace di apprezzare il rapporto qualità-prezzo-prestazione che, nel caso del Barolo, solo in questa nicchia di terra si può trovare e in nessun’altra parte del mondo”.
Conclude “chi sceglie una determinata etichetta o una Docg, lo fa perché alle spalle ha un’esperienza e conoscenza pregresse, non è una scelta casuale”, certo che la ricerca della qualità, alla fine, non verrà compromessa dagli andamenti del mercato.
Classe 1976, mi laureo in filologia classica alla Sapienza di Roma. Da sempre appassionata alla storia antica e alle lingue classiche, inizio a scrivere per giornali e testate online fin da molto giovane, occupandomi di costume e spettacoli. Divento prima pubblicista e poi professionista nel 2024, occupandomi di vino dal 2019, quando inizio a curare la rubrica Sulla Strada del Vino insieme al mio collaboratore Massimo Casali. Non ho ancora un blog e scrivo per chi ha voglia di approfondire e capire il vino non solo come consumatore, convinta che questo settore possa aprire scenari e mondi magnifici e inaspettati.
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