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Tequila Fortaleza – Un distillato simbolo del Messico

L’epopea di una famiglia, che si intreccia con la storia del Tequila, distillato divenuto simbolo del Messico, a partire dall’omonimo villaggio nello stato di Jalisco. Ascesa, decadenza e nuovo inizio per il Tequila Fortaleza, in un percorso che attraversa la storia, conservando lo spirito di un’antica tradizione.

Centocinquant’anni di tradizione

È il 1873 quando Don Cenobio Sauza per la prima volta nella storia esporta negli Stati Uniti il ‘Mezcal di Tequila’. 

Pochi mesi prima, aveva acquistato la distilleria La Antigua Cruz, chiamandola La Perseverancia e aveva iniziato a produrre il suo Tequila, forte di una lunga esperienza alla distilleria di José Antonio Gómez Cuervo.

Don Cenobio impiega una cottura a vapore invece dei classici forni interrati, tuttora in uso per il Mezcal. Un accorgimento che segnerà una delle prime differenze tra Mezcal e Tequila, un tempo non codificati come diversi tipi di distillati di agave.

Circa dieci anni dopo, Don Cenobio diventa presidente municipale di Tequila.

All’inizio del XX secolo, suo figlio Eladio raccoglie il testimone portando avanti l’attività di famiglia ed apre una nuova distilleria, La Constancia. Prosegue inoltre l’opera di diffusione del Tequila, che diventerà il distillato identitario del Messico in tutto il mondo.

A sua volta Francisco Javier, figlio di Eladio, fa ulteriori passi in avanti sulla strada della ricerca qualitativa ed avvia la codifica del prodotto attraverso una denominazione di origine per tutelarne l’autenticità e la qualità. Un percorso lungo, che vedrà una definitiva affermazione e riconoscimento soltanto molti anni dopo, nel 1996.

Francisco Javier nel 1968 fonda anche una nuova distilleria, nel punto più alto della città di Tequila: La Fortaleza. Una terza virtù, dopo Perseverancia e Constancia.

Tuttavia, dopo qualche anno si ritira, vendendo l’azienda e le distillerie, mantenendo però i terreni con le piantagioni di agave e la proprietà della distilleria più piccola, La Fortaleza, che diverrà un museo.

La passione, la cultura e lo spirito del Tequila sopravvivono in Guillermo, nipote di Francisco Javier.

E nel 1999, Guillermo realizza il suo sogno e riavvia la distillazione a La Fortaleza, utilizzando le proprie agavi, e recuperando i vecchi alambicchi di rame.

All’alba del nuovo millennio escono sul mercato le prime bottiglie di Tequila La Fortaleza. È l’inizio di una nuova era.

Tequila Fortaleza (Memories from Velier Agave Live 2024)

Il Tequila Fortaleza segue un metodo produttivo rigoroso e aderente alla tradizione.

La cottura dell’agave avviene in forni di pietra e mattoni, vecchi di 100 anni con pareti spesse oltre un metro. La cottura è lenta, dura 30 ore.

Successivamente si passa alla molitura con la tahona – la grande ruota di pietra – ed il succo d’agave viene fermentato in tini in legno aperti.

Si procede dunque con una doppia distillazione in piccoli alambicchi di rame. Infine, per le versioni reposado e anejo, segue l’affinamento in botti di rovere americano.

Incredibilmente belle le bottiglie artigianali di vetro soffiato con il tappo che raffigurano il cuore dell’agave, pitturati a mano, artigianalmente.

Tequila Fortaleza Blanco. Profumi freschi e nitidi, frutta bianca, lime e toni erbacei, vegetali. Sorso ampio e delicato, con rimandi ai profumi e lunga persistenza.

Tequila Fortaleza Reposado. Quadro olfattivo garbato, con toni soffusi. Cedro, ginestra, pain d’épices, vaniglia. Sorso morbido e largo, con rimandi speziati e accenti sapidi, salmastro.

Tequila Fortaleza Anejo. Frutta e fiori gialli, note vanigliate e burro, pepe bianco, mela disidratata, crème brûlée, cioccolato bianco. Sorso largo, morbido e avvolgente, che lascia spazio a sensazioni quasi piccanti. retrolfattiva vegetale. Glicerico.

Fortaleza Blanco (Still Strength). Imbottigliamento a grado pieno, ovvero 46% vol. Emerge la nota citrina insieme alla componente erbacea e vegetale, che vira su ricordi di chili, rafano e zenzero, poi limone, frutta bianca, bosso. Assaggio simile al Blanco classico, con carattere più graffiante e materico. Finale intenso e pulito.

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Scritto da

Michelangelo Fani, da oltre 15 anni appassionato di vino, distillati e gastronomia. Nel 2010 scrive occasionalmente su Dissapore. Nel 2012 collabora alla guida Bibenda 2013. Negli anni successivi partecipa ai panel per le Guide “ai sapori e ai piaceri regionali” di Repubblica (Lazio, Abruzzo, Marche Umbria, Puglia, Sardegna) e collabora con l’associazione Ateneo dei Sapori. Dal 2019 scrive sulla guida ViniBuoni d’Italia, edita dal Touring Club. Degwineandspirits.com è il suo taccuino di viaggio nel mondo del vino e dei distillati. Perché in fin dei conti, “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla” (Danny Boodman T.D. Lemon Novecento – Novecento, A. Baricco).

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